Strage sul lavoro a Torino, Orlandi (Cgil Toscana, consigliera Inail): “Dolore e rabbia”

Ho ancora impresse le parole di una madre di fronte alla bara, ancora aperta, del figlio venticinquenne: “quel lavoro che ha tanto cercato se l’è portato via”.
Un dolore insostenibile e una rabbia che sfociava nell’idea che fosse stato meglio non farlo lavorare, tenerlo al sicuro e protetto.
Possibile che il pericolo più grande sia lavorare? Oggi siamo lacerati dalla perdita di cinque vite contemporaneamente. Ci rimettiamo, come ovvio che sia, alle indagini che dovranno verificare responsabilità ed errori ma, qualsiasi esito sarà certificato non restituirà quelle vite. Morire di lavoro non è accettabile, e non lo è perché non esiste fatalità, non sono incidenti perché non sono imprevedibili.
Gli infortuni sono sempre frutto di pericoli non considerati adeguatamente, di regole non rispettate, di modalità e stili di gestione che non prendono seriamente in considerazione i rischi. Si va dai tirocinanti del tutto inesperti, messi a svolgere mansioni per le quali occorrerebbe vigilanza e affiancamento, da lavori affidati in appalto senza preoccuparsi delle modalità e se chi opera ha l’adeguata formazione e conoscenza delle funzioni. Mai che queste siano considerate le priorità, soprattutto politiche, perché le norme guardano ai vantaggi economici, ai tempi, alle semplificazioni delle procedure. Occorre formazione? Si, a partire da chi è responsabile dell’azienda, dell’Ente, dell’appalto, del servizio, sapendo che ogni lavoro comporta dei rischi ma che ci sono lavori nei quali il rischio è assai elevato. Allora serve fare sul serio. Le regole ci sono, gli obblighi di tutela della salute e della sicurezza di chi lavora, pure, occorre assumere la consapevolezza che queste siano la priorità.
Le statistiche sui numeri di infortuni, morti e malattie professionali sono paragonabili a guerre e distruzioni. Quando accadono tragedie come quella di questa notte, ogni struttura preposta alla salute e sicurezza sul lavoro, si deve interrogare e indagare ciò che ancora va migliorato a garanzia della vita. Un concorso accorato di competenze e conoscenze che metta a disposizione strumenti utili, per ogni settore di attività, con l’unico fine di pretendere che la priorità assoluta sia evitare rischi e pericoli, prevedibili e imprevedibili, calcando tutte le probabilità delle diverse condizioni di lavoro.
Da componente del Consiglio di Indirizzo e Vigilanza dell’INAIL nazionale, da domani farò la mia parte, se possibile ancora più convintamente, oggi mi associo al dolore delle famiglie coinvolte in questa strage.

Barbara Orlandi, CGIL Toscana

IL FOCUS DI COLLETTIVA.IT

Una strage sul lavoro, quella avvenuta questa notte sulla linea ferroviaria Milano-Torino, vicino alla stazione di Brandizzo, dove un treno ha travolto cinque operai mentre erano impegnati in lavori di manutenzione sui binari. Una strage che, nel commento di Giorgio Airaudo, segretario generale Cgil Piemonte, evoca, “a sedici anni di distanza”, lo spettro di “una nuova Thyssen”.

“Quello che è successo alla stazione di Brandizzo è inconcepibile, soprattutto a Torino e in Piemonte”, afferma Airaudo: “Il sistema dei subappalti e degli appalti fa risparmiare le imprese, ma mette a rischio salute e vita dei lavoratori e delle lavoratrici. Politiche aziendali tese al risparmio aumentano i rischi e le vittime, determinano tragedie e compromettono la vita di persone che escono da casa per lavorare e non ci ritornano più. È un sistema che va cambiato”.

Su una “immediata verifica” delle “procedure che disciplinano l’intervento di soggetti esterni sulla rete ferroviaria” insistono anche i sindacati dei trasporti in una nota unitaria. “Il nostro primo pensiero va alle famiglie e ai colleghi dei sette operai, cinque dei quali sono morti, a cui esprimiamo la nostra vicinanza e offriamo tutto il nostro sostegno di fronte a una vera e propria strage sul lavoro che ci lascia sgomenti”. Così Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Confsal.

Ma “quella di Torino – proseguono le organizzazioni sindacali – è l’ennesima, inaccettabile, tragedia sul lavoro”. E, come si diceva sopra, per i sindacati “è giunto il momento di verificare con Ansfisa, l’agenzia nazionale per la sicurezza delle ferrovie e delle infrastrutture stradali e autostradali e Rfi, se le procedure che disciplinano l’intervento di soggetti esterni sulla rete ferroviaria e gli attuali standard di sicurezza possono ancora essere migliorati. Adesso è necessario che, rapidamente, sia accertata la dinamica degli eventi per capire cosa è successo e come fare perché quanto si è verificato a Brandizzo non avvenga mai più”.

“Il lavoro va sempre garantito in sicurezza – dichiarano infine Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Ugl Ferrovieri, Orsa Ferrovie e Fast Ferrovie – e deve essere una priorità nella pianificazione e nella organizzazione delle attività di manutenzione e non solo. Da parte nostra in segno di lutto proclameremo l’astensione nazionale dal lavoro di tutti i lavoratori e lavoratrici di Rfi addetti alla manutenzione”.

“Ora è il momento del rispetto e del cordoglio verso le famiglie delle vittime e i colleghi di lavoro, ma tanta è la rabbia perché un incidente così non poteva tecnicamente accadere, tra procedure, tecnologie di segnalamento e blocca traffico, coordinamento degli interventi di manutenzione programmata e gestione del materiale rotabile. Aspettiamo il lavoro della magistratura ma su questa vera e propria strage ci aspettiamo da parte di tutti, di capire la reale dinamica dell’incidente e le diverse responsabilità”. Lo dichiara in una nota Alessandro Genovesi, segretario generale della Fillea Cgil, il sindacato delle costruzioni, una categoria sempre in prima linea sul drammatico fronte della salute e sicurezza sul lavoro.

“Sempre più spesso si rischiano o si verificano incidenti, per fortuna dagli esiti meno gravi, in occasione di interventi di manutenzione notturna delle infrastrutture che vedono impegnati centinaia di lavoratori – conclude Genovesi -, interventi che dovrebbero prevedere il blocco della circolazione in prossimità e un sistema di tutele e procedure tali da mettere chi lavora sempre in piena sicurezza”.

“Quanto è avvenuto non è più giustificabile con la parola ‘errore’, in un mondo sempre più automatizzato e meccanizzato certi avvenimenti non devono accadere”. Così i segretari generali regionali di Feneal Uil Giuseppe Manta e Fillea Cgil Massimo Cogliandro. “Non c’è stato scampo per nessuno di loro – continuano i dirigenti sindacali degli edili piemontesi -, il gruppo di operai era impegnato nella sostituzione di una decina di metri di binari. Dopo l’investimento il convoglio si è fermato a un chilometro dal punto di impatto. Altri due operai, anche loro dipendenti della Sigifer di Borgo Vercelli, sono stati portati in ospedale sotto shock. Lavoratori di 22, 34, 43, 53 e 49 anni, partiti da casa per il turno notturno e che non sono più tornati”.

Per Uil e Cgil, “è necessario un intervento urgentissimo delle istituzioni affinché vengano rispettate in modo perentorio le norme di sicurezza che esistono e che potrebbero salvare moltissime vite. Va istituito anche un aiuto alle famiglie delle vittime di omicidio sul lavoro. In attesa che le autorità competenti accertino la dinamica effettiva della strage e perseguano le eventuali responsabilità dell’accaduto in tempi brevi, esprimiamo il nostro cordoglio alle famiglie dei lavoratori uccisi”.

LE PAROLE DI LANDINI

Treno investe operai: Landini, è il momento di agire, indignazione e cordoglio non bastano più
Al via da domani scioperi nazionali e territoriali

“L’indignazione e il cordoglio non bastano più, è il momento di agire, questa strage va bloccata immediatamente: domani si fermeranno per quattro ore, per uno sciopero nazionale, i dipendenti della società Rfi, addetti alla gestione e esecuzione della manutenzione alle infrastrutture. Altri due scioperi sono previsti per lunedì a Vercelli e in Piemonte”. Così, in una nota, il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in merito all’incidente ferroviario accaduto la notte scorsa nella tratta ferroviaria tra Brandizzo e Chivasso nel quale sono morti cinque operai e tre sono rimasti feriti.

“Tanta è la rabbia. Da tempo denunciamo il grave tema, mai risolto, delle procedure di sicurezza relative alle fasi di manutenzione della rete ferroviaria. Troppe tragedie sul lavoro sono determinate dalla volontà di abbassare i sistemi di sicurezza per accelerare i tempi e risparmiare sul lavoro. Negli ultimi anni – aggiunge Landini – decine di lavoratori hanno già perso la vita in simili eventi. È il momento di dire basta: basta morti sul lavoro, è necessario e non più rinviabile un atto di responsabilità del Governo e delle Istituzioni per cancellare le morti sul lavoro e gli infortuni”.

“Alle cinque famiglie che stanno piangendo i loro cari che non torneranno più a casa, va la solidarietà e la vicinanza di tutta la Cgil. Alla Magistratura ora il lavoro di accertare la dinamica dell’incidente e di individuare le diverse responsabilità”, conclude il segretario generale della Cgil.

Pulsante per tornare all'inizio