Abolizione Reddito di Cittadinanza, Galgani (Cgil Toscana) su Collettiva: “Più rischio lavoro nero”

Già quasi 200mila famiglie senza più Rdc. In attesa di formazione e di lavoro, senza più risorse. Questa promessa elettorale, purtroppo, è stata mantenuta. L’avevano annunciato in campagna elettorale, e il reddito di cittadinanza è stato abolito. Dal 1° luglio a oggi, via sms, è stato comunicato a 188 mila cittadini e cittadine che l’assegno non sarebbe più arrivato, buttandoli nella disperazione.
Perché tanto clamore, si saranno domandati dalle parti di Palazzo Chigi, visto che era scritto nero su bianco in legge di Bilancio e ribadito nel decreto del 1° maggio? Forse, sarebbe da rispondere, chi percepisce quell’assegno i giornali non li legge e forse non ascolta nemmeno i Tg. E ancora, sempre dalle fila della maggioranza, ci si domanda come mai tanto clamore visto che come annunciato dal 1° settembre prenderà il via la piattaforma per registrare la propria disponibilità a partecipare a un corso di formazione e così aver diritto a 350 euro al mese?

IL FOCUS DI COLLETTIVA

In Toscana i numeri sono diversi rispetto alle regioni del Sud. Solo l’1,7% della popolazione, contro il 4,2% nel Paese, è stato percettore del reddito di cittadinanza. Corrisponde a 32 mila nuclei familiari, circa 63 mila persone, per un importo medio mensile di 527 euro, senza più assegno dal 1 luglio in attesa che da settembre si debba partecipare a corsi di formazione di cui al momento non si ha notizia. E nel frattempo? Nulla. E questo – ovviamente – vale non solo in Toscana ma in tutto il Paese.
Dice Paola Galgani della Cgil Toscana: “In realtà, anche da noi il rischio è che queste persone, non ricevendo più il Rdc, non entrino in un percorso di lavoro regolare ma di lavoro nero. Peraltro il governo fa un sacco di promesse ma al momento non si è attivato nessun meccanismo per far incontrare domanda e offerta di lavoro. Da noi, penso ad esempio a Firenze dove le famiglie che percepivano l’assegno sono circa 2.000, queste persone sono conosciute e sono realmente in condizione di disagio. E la polemica fatta dai nostri imprenditori e commercianti, che denunciavano di non riuscire a trovare lavoratori perché i giovani preferivano il Rdc, è fuori luogo. Innanzitutto perché da noi i percettori dello strumento non erano i giovani, e poi perché, visto che l’assegno medio era di poco più di 500 euro al mese, bisognerebbe si domandassero qual è il salario e che tipo di diritti danno ai lavoratori. In realtà il reddito di cittadinanza è stato anche uno strumento che ha consentito di ribellarsi a uno sfruttamento inaccettabile”.

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