Fp Cgil Pistoia calcola gli effetti del salario minimo su operatori sanitari provincia

Mentre Governo e opposizioni si confrontano sul tema del Salario Minimo, la FP CGIL di Pistoia fa i conti per i lavoratori dei servizi sociali delle aree del Capoluogo e della Valdinievole.
Con il disegno di legge che fissa a 9 euro il trattamento economico minimo sono 544 gli operatori di base dei servizi socio sanitari pistoiesi a guadagnare dai 16€ ai 58€ mensili in più di adesso.
Il lavoro povero è anche nei settori dell’assistenza alla persona con disagio. Nel settore dei servizi socio sanitari la proposta di salario minimo che giace in Parlamento premierebbe – secondo i conti della FP CGIL di Pistoia – oltre 544 lavoratrici dei servizi alla persona. “Accogliamo positivamente il fatto che si sia aperto il confronto sul salario minimo tra i rappresentanti del Governo e le opposizioni che hanno promosso la legge sul salario minimo.” Si dice cautamente soddisfatto Sandro Malucchi Segretario Generale della FP CGIL di Pistoia che rappresenta anche le lavoratrici e i lavoratori del settore dei servizi socio sanitari. “Si parla essenzialmente di lavoratrici poiché il settore è sostenuto e trainato dal lavoro tendenzialmente femminile. I numeri che maggiormente descrivono il settore socio sanitario della provincia di Pistoia si attestano a 544 unità di personale con salario orario inferiore ai 9 € identificata dalla proposta di legge. 374 sono le operatrici socio sanitarie o addette all’assistenza di base nelle Residenze per Anziani. Si occupano dell’assistenza e cura socio sanitaria di circa 700 anziani non autosufficienti con un alto livello di gravità e guadagnano, al lordo delle ritenute previdenziali e della tassazione Irpef, 8,9 € ovvero 10 centesimi meno dei 9 € orari del disegno di legge sul salario minimo. Una cifra non particolarmente consistente: 16,5€ al mese per un totale di circolante nel territorio pistoiese di oltre 80.250€. Condizioni parzialmente diverse per quanto riguarda le oltre 70 assistenti domiciliari che accudiscono l’anziano a casa propria che, dal trattamento minimo tabellare relativo al salario minimo, guadagnerebbero 35 centesimi orari lordi per complessivi 58 € mensili che corrispondono al netto, secondo ISTAT, al 10% della spesa alimentare mensile per una famiglia composta da due persone. I residui 100 operatori sociali assegnati nei servizi dei centri diurni per anziani, per i servizi ai minori e per la diversa abilità trarranno giovamento dipendentemente dalla qualifica con cui prestano servizio: maggior beneficio verrà tratto dai livelli più bassi dei contratti collettivi di UNEBA, applicato nelle strutture la cui proprietà è di enti o congregazioni religiose, e delle Cooperative Sociali. “La misura del salario minimo prospettato nel disegno di legge è innegabilmente un miglioramento delle condizioni economiche per almeno il 30% degli addetti ai servizi socio sanitari tra cui non figurano fisioterapisti, educatori professionali ed infermieri che hanno retribuzioni orarie seppur di poco superiori ai 9€.

Ma il problema del salario minimo è soltanto uno tra quelli che il settore socio sanitario manifesta – riassume il sindacalista – che è innegabilmente ascrivibile alla categoria del lavoro povero per la presenza di moltissimi part time involontari e discontinuità nei rapporti di lavoro. Eppure proprio ai professionisti socio sanitari ed educativi consegniamo la parte di cittadinanza più fragile come sono gli anziani, i bambini, i diversamente abili, i ragazzi con difficoltà sociali o di salute mentale. Che il lavoro povero colpisca i più disponibili alla presa in carico del disagio è il segnale di una società che dovrebbe essere ripensata”.

Firmato: Fp Cgil Pistoia

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