Marmo, la Cgil Massa Carrara: “Applicare normativa regionale su lavorazione in loco”

Oggi assieme ai lavoratori del marmo abbiamo parlato dei problemi del settore e di ciò che dobbiamo fare di fronte alle prossime scandenze.
Ci siamo mossi e ci muoveremo sempre mettendo al centro la persona e il lavoro pur sapendo che ci confrontiamo con una società caratterizzata da una polarizzazione della ricchezza e da una forte finanziarizzazione dell’economia che mette in secondo piano il benessere e la qualità della vita delle persone. Negli ultimi anni abbiamo assistito a Governi di destra e di sinistra, ahimè, che hanno provato o peggio ancora sono riusciti, pensiamo al jobs act, a cancellare diritti ai lavoratori sino a teorizzare il superamento della intermediazione sociale.
Rispetto a ciò dobbiamo continuare a contrapporci e agire sindacalmente e politicamente il nostro ruolo nella società, esattamente come facemmo lo scorso anno con la vertenza del contratto integrativo lapideo che ha portato ad inserire come punto centrale della rivendicazione la riduzione di orario di lavoro a parità di salario, oltre agli aumenti salariali. Questo cambio di paradigma si fonda sulla consapevolezza che l’attuale modello va superato, sia perché non garantisce le necessarie ricadute occupazionali sul territorio, sia perché non garantisce le dovute attenzioni alle questioni ambientali. Anche perché per noi lavorare meno significa anche escavare meno e meglio, lavorando in sicurezza e con ritmi adeguati anche a fronte delle difficili situazioni atmosferiche con le quali ci si confronta quotidianamente nei bacini.
Per questo oggi noi siamo assolutamente determinati nel dire che bisogna andare spediti verso l’applicazione della normativa regionale che impone la lavorazione in loco di almeno il 50% del materiale escavato. Sono passati 8 anni dall’approvazione della legge 35 e davvero qualcuno pensa di avere ragioni nell’argomentare che serve ancora altro tempo? Davvero qualcuno può pensare di agire sul solito ricatto occupazionale al fine di apporre argomentazioni per motivare l’impossibilità di garantire quella condizione prevista dalla norma? Oggi in cava lavorano sempre meno lavoratori a fronte dell’avvento tecnologico, però una cosa continua ad aumentare:i profitti; forse qualcuno pensa di potersela cavare con i progetti legati all’art. 21, come se bastasse il pagamento di un corrispettivo per avere la totale libertà di azione? Noi non la pensiamo cosi. E come noi non la pensano così i tanti cavatori con i quali ci siamo confrontati. Esattamente come fatto lo scorso anno, siamo pronti alla mobilitazione se non si dovesse andare nella direzione da noi auspicata.
A Carrara, come nel Paese, serve adottare azioni capaci di redistribuire la ricchezza, il sapere, serve ridare dignità al lavoro così da realizzare una società inclusiva. Bisogna investire per combattere vecchie e nuove povertà, per una società inclusiva improntata alla giustizia sociale.

Nicola Del Vecchio, Segretario generale CGIL Massa Carrara

Pulsante per tornare all'inizio