Solvay ha iniziato ad effettuare un inaccettabile controllo nei confronti dei lavoratori delle ditte metalmeccaniche che lavorano in appalto all’interno del parco industriale di Rosignano (Livorno). Tutto ciò genera una inutile pressione nei confronti degli oltre cento lavoratori delle varie ditte che rischia di determinare pesanti conseguenze negative in termini di sicurezza sul lavoro.
Ogni giorno Solvay verifica con controlli a campione che a determinati orari i lavoratori dell’indotto si trovino all’interno del loro cantiere di competenza. Le rilevazioni giornalieri sono 12: esse partono alle ore 8 con l’inizio del turno e terminano alle 16.45 con la fine dello stesso. Ad orari prestabiliti i responsabili di Solvay si presentano sul cantiere e verificano che i lavoratori si trovino effettivamente sul posto. Nessun controllo del lavoro effettuato, nessuna verifica di qualità: solo una registrazione della presenza.
La scelta di Solvay è incomprensibile. Se l’operaio non si trova all’interno del proprio cantiere non significa affatto che non stia lavorando e che non stia facendo il proprio dovere. Un operaio può esser infatti costretto ad allontanarsi momentaneamente dal proprio cantiere o per andare a reperire attrezzi di lavoro, per recarsi in magazzino o per andare in bagno. Se però i responsabili di Solvay effettuano il controllo e non trovano il lavoratore al suo posto, scatta la segnalazione per assenza. Tutto ciò non lo possiamo accettare. La cosa ancor più inaccettabile è che Solvay abbia imposto ai responsabili delle ditte di effettuare controlli incrociati delle presenze.
Sembra di esser tornati agli Quaranta. Solvay sta mettendo in atto una pratica scorretta e pericolosa. Il rischio concreto è che per i lavoratori si generi uno stress da lavoro correlato molto alto e che ciò causi infortuni anche molto gravi. L’operaio non deve più preoccuparsi solo di svolgere al meglio e in sicurezza il proprio lavoro: deve anche controllare l’orologio per far registrare la propria presenza nell’orario prestabilito. Se il lavoratore sta facendo diligentemente il proprio lavoro, che bisogno c’è di effettuare tali controlli e di aumentare lo stress?
Non capiamo sinceramente quale sia il reale obiettivo di Solvay. Che si voglia far pressione su ditte e lavoratori in vista dei prossimi rinnovi di appalto? Vorremmo inoltre capire in che modo Solvay utilizzerà i dati registrati e con quali reali fini.
A Solvay chiediamo di fare marcia indietro e di sedersi a un tavolo per discutere sulla questione. In caso contrario siamo pronti ad aprire uno stato di agitazione per tutte le aziende che operano all’interno del parco industriale.
Mauro Macelloni (segreteria Fiom-Cgil provincia di Livorno)