Arresti per caporalato nel livornese e nel pisano, la Flai Cgil: “La sfida è quella di investire nella prevenzione”
Altri due arresti nelle campagne del pisano e del livornese per caporalato. Accusati, si apprende dalla stampa, di sfruttare connazionali pakistani, impegnati nella raccolta di ortaggi e frutta con turni di 10 ore al giorno, sette giorni su sette, per 5 euro l’ora.
“Dal riscontro delle indagini – spiega Jean-René Bilongo, Capo Dipartimento Inclusione e Legalità Flai Cgil e Presidente dell’Osservatorio Placido Rizzotto – emerge un quadro di reiterata sussistenza di molti indici di sfruttamento contemplati dall’articolo 603 bis del Codice penale. Il caporalato si affina sempre di più, si sa travestire, in questo caso si qualificava sotto le mentite spoglie di una agenzia interinale. Di simili ragioni sociali spurie in giro ce ne sono tante, a giudicare dal lavoro encomiabile degli investigatori e della magistratura”.
Mirko Borselli, segretario generale Flai Cgil Toscana ricorda che “già tre anni fa la Cgil, attraverso la propria categoria provinciale della Flai aveva segnalato casi di sfruttamento, portando alla luce un vero e proprio sistema di caporalato che insidia la regione”. “La sfida, e la scommessa – sottolineano Bilongo e Borselli – sono quelle della prevenzione del caporalato e dello sfruttamento attraverso la Rete del Lavoro Agricolo di Qualità e le sue articolazioni provinciali. Diciamolo senza perifrasi: troppe realtà produttive scelgono consapevolmente le scorciatoie”.