Tortura: Cgil, abolire reato è arretramento culturale e giuridico

“Il disegno di legge n. 623, presentato da alcuni deputati di Fratelli d’Italia, che intende abrogare il reato di tortura nel codice penale, va respinto”. Lo affermano, in una nota, i segretari confederali della Cgil Daniela Barbaresi e Giuseppe Massafra che aggiungono: “aver introdotto il reato di tortura nel nostro ordinamento è segno intangibile di civiltà e democrazia e come tale va assolutamente mantenuto”.

Per i due dirigenti sindacali “suscita una profonda indignazione la giustificazione addotta dai Parlamentari che lo hanno presentato: il reato di tortura impedirebbe ai lavoratori di polizia di svolgere il proprio lavoro. Si tratta di un’ipotesi di provvedimento grave che rappresenta un arretramento culturale, politico e giuridico, a maggior ragione mentre si sta avviando il processo per i fatti di Santa Maria Capua Vetere”.

Inoltre, sottolineano Barbaresi e Massafra “emerge una preoccupante concezione del ruolo delle forze di polizia e delle forze armate, fondata su una visione autoritaria e militarizzata della società, che le mette in contrapposizione con il resto della popolazione, divarica il rapporto di fiducia con i cittadini e rischia di incrinare la tenuta democratica del Paese. La tutela delle forze di polizia – aggiungono – si realizza attraverso la difesa dello Stato di diritto e non mettendo in discussione il reato di tortura, il cittadino in qualsiasi condizione giuridica si trovi va tutelato nei suoi diritti fondamentali senza dover subire vessazioni e violenza”. “Le lavoratrici e i lavoratori in divisa, anche quelli facenti parte delle forze armate, chiedono – proseguono i due segretari confederali – di lavorare nel rispetto della democrazia, dei valori costituzionali e dei diritti inviolabili dell’uomo. Il sostegno alle forze di polizia e a quelle armate deve concretizzarsi in ben altro modo”.

“Serve un riconoscimento della loro capacità professionale garantendo le necessarie risorse economiche per i rinnovi contrattuali, per la formazione continua e permanente, per realizzare un piano di assunzioni che, riportando gli organici alla loro giusta dimensione ed eliminando turni di lavoro massacranti, garantisca – concludono Barbaresi e Massafra – l’efficienza del servizio di sicurezza nel rispetto dei contratti collettivi e nella piena tutela dei loro diritti”.

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