Crisi Facebook, 11mila a casa. Le big tech erano cresciute a ritmi mostruosi, ma ora Zuckerberg si inchina agli azionisti: avviati i licenziamenti (22 anche in Italia). Il focus di Collettiva
Se tra il 2020 e il 2021 Meta Platforms, proprietaria delle piattaforme Facebook, Instagram e Whatsapp, aveva assunto più di 27 mila persone e altre 15 mila nei primi nove mesi del 2022, ora la musica è cambiata. Meta ha 87 mila dipendenti. Per rendersi conto delle dimensioni che ha raggiunto l’azienda digitale basta un paragone con Poste Italiane, la prima azienda per numero di addetti in Italia: 124.695 persone. Facebook ha più dipendenti di Ferrovie dello Stato (81.409), Enel (66.717), quasi tre volte di più dell’ex Fiat (37.288) e di Eni (31.495), più di quattro volte la forza lavoro di Coop (20.581).
In questi giorni Meta ha annunciato il taglio del 13% della propria forza lavoro: oltre 11 mila dipendenti, su 87.314 persone che operano per il colosso dei social media. E in Italia? Il taglio previsto è di 22 lavoratori (su 127 complessivi).
E pensare che la storia di Facebook inizia dai campus universitari americani nel 2004, sono solo 18 anni che esiste l’azienda che ha rivoluzionato il mondo di internet (e delle relazioni umane). Come tutti quando facciamo il passaggio ed entriamo nell’età adulta, anche Facebook va incontro a nuove difficoltà, che sono state messe nero su bianco in una lettera del suo creatore.
“Oggi condivido alcune delle modifiche più difficili che abbiamo adottato nella storia di Meta”, ha spiegato: “Ho deciso di ridurre le dimensioni del nostro team di circa il 13% e lasciare a casa più di 11 mila dei nostri talentuosi dipendenti”. Nella lettera Zuckerberg ha parlato anche dell’adozione di “una serie di ulteriori misure per diventare un’azienda più snella ed efficiente, tagliando le spese discrezionali ed estendendo il blocco delle assunzioni fino al primo trimestre”.
Saranno pagate 16 settimane di paga base più due settimane aggiuntive per ogni anno di servizio, senza alcun limite, oltre a tutte le ore di ferie rimanenti. Per quanto riguarda l’assicurazione sanitaria, negli Stati Uniti Meta coprirà i costi per i dipendenti licenziati e le loro famiglie per sei mesi. Per favorire la transizione, inoltre, la società offre tre mesi di assistenza nella ricerca di una nuova occupazione con un fornitore esterno, compreso l’accesso anticipato a offerte di lavoro non pubblicate.
Si tratta di uno dei più grandi licenziamenti tecnologici del secolo, con la società che lotta contro l’impennata dei costi e la debolezza del mercato pubblicitario che si trova a fare i conti con l’avanzata di Tik Tok, il dragone cinese dei social, diventato in pochissimo tempo il terzo social al mondo. La realtà è che la finanza non ha premiato le scelte di Zuckerberg. A inizio anno un’azione di Facebook valeva 338 dollari, oggi solo 101. Hanno perso, cioè, il 70% del proprio valore in dieci mesi. Anche il patrimonio netto di Mark Zuckerberg ha subito contraccolpi: è sceso di 11 miliardi di dollari, ora è solo di 36 miliardi.
Meta sta investendo troppe risorse sul metaverso e ha assunto troppo personale in pochissimo tempo. Gli investitori hanno dettato la linea al golden boy della silicon valley, chiedendo la riduzione del 20% delle spese per l’organico e un tetto di spesa di massimo 5 miliardi di dollari all’anno per le tecnologie legate al metaverso.
È questa l’accusa mossa lo scorso 24 ottobre dall’amministratore delegato di Altimeter Capital (che detiene circa 2 milioni e mezzo di azioni di Meta) Brad Gerstner, in una lettera aperta destinata all’azienda di Menlo Park e al fondatore Mark Zuckerberg. “Le persone non hanno ben chiaro cosa sia il metaverso. Se la società investisse solo uno o due miliardi di dollari in questo progetto, tale confusione potrebbe non essere nemmeno un problema”, scrive l’amministratore delegato di Altimeter Capital.
Le cifre che Meta sta spendendo potrebbero sommarsi per almeno un decennio prima di portare buoni risultati. “Un investimento di oltre 100 miliardi di dollari su un futuro sconosciuto – dice Gerstner – è enorme e terrificante, anche per gli standard della Silicon Valley”.
L’azienda inizialmente voleva raggiungere i 500 mila utenti attivi mensilmente sul metaverso entro fine 2022, ma attualmente sono ben lontani dall’obiettivo, con di meno di 200 mila persone. Insomma gli alti costi di gestione, il metaverso che non decolla e costa carissimo, la rivalità con le altre piattaforme per accaparrarsi le quote di mercato, hanno generato un crollo finanziario. La prima grande battuta d’arresto per il colosso dei social media.
L’azienda, in una nota a Collettiva, fa sapere che “al momento Meta non può determinare il numero esatto di dipendenti in esubero in Italia. Lavorerà a stretto contatto con i sindacati e avvierà una consultazione collettiva nei prossimi mesi. Quello fornito ai sindacati non è il numero definitivo ma rappresenta un numero potenziale di persone coinvolte”.