“Preoccupano i dati diffusi quest’oggi dall’Inapp, ma purtroppo non ci stupiscono: la trappola della precarietà non può più essere solo oggetto di denuncia e di racconto, ma pretende soluzioni urgenti e strutturali”. Così la Cgil nazionale commenta il Rapporto Inapp 2022 ‘Lavoro e formazione, l’Italia di fronte alle sfide del futuro’.
“Il contrasto alla precarietà, lo diciamo da tempo, necessita di investimenti nelle politiche industriali e di sviluppo volte – sottolinea la Confederazione – a generare lavoro di qualità, nei settori pubblici e in quelli privati. Certamente occorre investire sulla formazione e sull’innalzamento delle competenze, ma – prosegue – è altrettanto necessario intervenire sulla regolazione del mercato del lavoro contrastando la crescente precarizzazione, abolendo le forme di lavoro più precarie e investendo sull’occupazione stabile”.
“Part time involontari, finti stage e tirocini, abuso di tempi determinati, lavoro nero e grigio, salari più bassi della media europea sono le condizioni a cui, purtroppo, sono sottoposti troppe lavoratrici e lavoratori. Sono indice di un modello di sviluppo sbagliato che basa la propria competitività sulla compressione dei diritti dei lavoratori, un modello di sviluppo – conclude la Cgil – che va cambiato”.