Maltempo: bonifica Toscana, meteo ingestibile, troppo cemento. Anbi, rivedere modello di sviluppo con nuovo clima

Maltempo: bonifica Toscana, meteo ingestibile, troppo cemento. Bottino (Anbi), rivedere modello di sviluppo con il nuovo clima

“Non è cercando colpevoli e colpe che risolveremo il problema: serve una presa di coscienza collettiva” perché “abbiamo cementificato, inquinato, costruito dove non era possibile, edificato e poi condonato, tombato canali per realizzare sopra strade e palazzi”. Lo afferma Marco Bottino, presidente di Anbi Toscana, ente che riunisce i consorzi di bonifica, a proposito degli eventi meteo eccezionali di fronte ai quali, sottolinea in una nota, “sembra essere diventato di moda cercare colpevoli anche se e quando non ci sono. È un errore: e lo dico non per difendere i Consorzi di Bonifica che spesso vengono chiamati in causa. Di fronte a un mutamento epocale come quello del clima non servono capri espiatori”. Bottino parla di “eventi diversi, tutti ‘anomali’ rispetto a quella che, almeno una volta, era considerata la normalità alle nostre latitudini” ma “in tutti i casi c’è chi ha cercato un colpevole e una colpa: il gestore del servizio idrico per la pulizia di fogne e caditoie, i Consorzi di Bonifica per la manutenzione dei fiumi, il Lamma per le previsioni non abbastanza precise, persino i volontari delle Pubbliche assistenze sono stati aggrediti”, “un’inutile caccia alle streghe che poco aveva a che fare con il (necessario) impegno che tutti gli enti devono sempre mettere nel migliorarsi”. Il presidente delle bonifiche toscane spiega che “un danno non è automaticamente colpa di una mala gestione. A volte, e credo sia questo il caso, i danni derivano da situazione oggettivamente ingestibili” fra cui “anche e soprattutto da scelte collettive sbagliate andate avanti per troppo tempo e che ora, di colpo, sommano le loro conseguenze”. Infatti, aggiunge, “abbiamo cementificato, inquinato, costruito dove non era possibile, edificato e poi condonato, tombato canali per realizzare sopra strade e palazzi, tolto alberi e boschi, trasformato stagni e pantani in zone industriali come dimostrano tanti toponimi, abbandonato le coltivazioni collinari. Non è storia passata: c’è chi continua su questa strada”, “dobbiamo ripensare i nostri modelli di sviluppo poiché gli interventi di gestione non bastano più”, “dobbiamo progettare il nuovo in modo diverso, cambiare il rapporto con l’ambiente”. (ANSA).

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