“Toscana, la ripresa si è fermata. La guerra spinge inflazione e recessione, la crisi di governo è un’ulteriore incognita”: presentato stamani il focus Ires sull’economia toscana (con dati provincia per provincia). La segretaria di Cgil Toscana Dalida Angelini: “Tenuta sociale a rischio, servono risposte per il lavoro e la giustizia sociale”. Il presidente del centro studi Gianfranco Francese: “Occorrono politiche di redistribuzione del reddito”
“Toscana, la ripresa si è fermata. La guerra spinge inflazione e recessione, la crisi di governo è un’ulteriore incognita”: è il titolo del focus Ires sull’economia toscana presentato stamani a Firenze nella sede di Cgil Toscana, alla presenza della segretaria generale Dalida Angelini, del presidente del centro studi Gianfranco Francese e del ricercatore Roberto Errico. Il focus analizza i dati economici dell’ultimo anno e stima previsioni sull’andamento futuro sia per la Toscana che per ogni singola provincia, ognuna delle quali vede dedicato un capitolo a parte.
“La guerra, la pandemia che ancora dà dimostrazione di sé, l’inflazione, i rincari, la crisi energetica, la crisi climatica, le crisi aziendali, i bassi salari, ora la crisi politica: c’è un quadro in grado di far deflagrare la tenuta sociale ed economica dell’Italia e della Toscana. Servono risposte per cittadini e lavoratori, per evitare una pericolosa crisi sociale: è questa la priorità. Bisogna aumentare i salari e riformare il fisco, combattere la precarietà, costruire un nuovo stato sociale in particolare a partire da sanità, istruzione e non autosufficienza, con politiche di sviluppo e di nuovo intervento pubblico. Abbiamo in programma un percorso di proposta e mobilitazione: in campagna elettorale presenteremo le nostre proposte ai partiti, a settembre faremo delle assemblee nei territori, l’8-9 ottobre ci sarà una manifestazione nazionale a un anno dall’assalto squadrista alla sede in Corso Italia”, ha spiegato Angelini.
“Sono necessarie politiche economiche nazionali e regionali all’insegna della redistribuzione di reddito a favore dei ceti meno abbienti e politiche occupazionali che limitino al massimo l’utilizzo di forme di lavoro precarie, investendo invece su qualità del lavoro e stabilità occupazionale”, ha detto Francese.
LO SGUARDO GENERALE DEL FOCUS
Siamo di fronte ad un quadro congiunturale pesantissimo su cui agiscono fattori esogeni, quali la guerra in Ucraina e la crisi di governo. Anche considerando lo scenario più auspicabile relativo alla conclusione della guerra in Ucraina entro la fine dell’anno, il 2022 può già considerarsi un anno pesantemente segnato e compromesso rispetto alle aspettative di una ripresa post pandemia del ciclo economico avviatosi anche in Toscana nel 2021. Se invece, come sembra al momento purtroppo più probabile, si realizzasse lo scenario più infausto legato ad una prosecuzione, nel medio lungo periodo, del conflitto ci troveremmo di fronte ad un ulteriore peggioramento dei suoi riflessi sui prezzi delle materie prime e sul grado di incertezza che già oggi condiziona i comportamenti al consumo delle famiglie e la propensione agli investimenti delle imprese.
In questo quadro drammaticamente inedito, per l’Italia come per il resto d’ Europa, si è consumata nel nostro paese, nei giorni scorsi, la crisi del governo Draghi che porterà, a pochi mesi dalla fine della legislatura, ad elezioni politiche anticipate il 25 settembre. E’ più che verosimile, pertanto, ipotizzare che si acuisca quel clima di incertezza che già nel primo trimestre del 2022 ha condizionato negativamente i consumi delle famiglie a causa, oltre che della guerra e delle nuove varianti del Covid19, anche dell’impennata dei prezzi e della ripresa dell’inflazione che hanno generato un forte raffreddamento della domanda interna.
E’ quindi realistico prevedere che, in assenza di un’adeguata ed orientata azione di governo, l’ipotesi di un azzeramento della crescita nella seconda metà dell’anno in corso trascini con sé anche un significativo ridimensionamento delle ipotesi di crescita nel 2023.
Lo scenario dispiegherà i suoi effetti negativi anche sulla Toscana, chiudendo una fase positiva di ripresa che si era realizzata nel 2021 in tutte le province con diversa intensità coerentemente ad una crescita del Pil che si era attestata al 6,9%, in una percentuale superiore alla media nazionale attestatasi al 6,6%. Questa tendenza, marcatamente espansiva, del ciclo economico regionale post pandemico si è interrotta con l’inizio dell’anno in corso e le previsioni attuali sul saldo finale del Pil in Toscana nel 2022, alla luce della situazione anticiclica determinata dalla guerra e dalla crisi di governo, non lasciano spazio all’ottimismo ed alla fiducia.
Il 2021, invero, si era caratterizzato anche in Toscana per una ripresa della produzione industriale. Gli ultimi due trimestri del 2021 segnano in particolare per gli avviamenti il ritorno ai livelli pre-crisi.
Nel quadro attuale completamente ribaltato, in senso negativo, rispetto al 2021 si è innestata nei giorni scorsi la crisi di governo che mette in forte discussione il raggiungimento degli obiettivi fissati nel cronoprogramma nazionale del Pnrr. In caso di slittamento della seconda tranche 2022 del Pnrr, la Toscana rischierebbe di perdere circa 1,1 miliardi di euro di investimenti fissi lordi previsti nel 2023 (ipotizzando utilizzo in 3 anni degli investimenti stimati), compreso indotto. Si tratta di una quota pari al 5,4% degli investimenti fissi lordi previsti nel 2023. Inoltre, a fine 2026, un recupero solo parziale della seconda tranche 2022, porterebbe ad una riduzione degli investimenti fissi lordi cumulati 2024/2026 pari a 3,4 miliardi di euro (-4% circa). Infine, l’impatto sul Pil dell’eventuale slittamento è pari a -1 punto di Pil nel 2023 e altri -0,2 punti tra 2024 e 2026.