Siccità,un terzo Italia in crisi.Emergenza per 6 regioni. A Pisa multe da 500 euro

di Marco Maffettone). Sono sei, al momento, le Regioni che hanno formalmente inviato alla Protezione civile la richiesta di riconoscimento dello stato di emergenza per la siccità: Lombardia, Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Friuli e Veneto hanno trasmesso l’incartamento al Dipartimento che ora vaglierà le richieste da portare in Consiglio dei ministri e provvedere ad un primo stanziamento, che si aggirerebbe su diverse decine di milioni, per i primi interventi e i ristori agli agricoltori. Il solo Piemonte ha quantificato in quasi 9 milioni i fondi per l’emergenza (8 milioni per gli interventi in somma urgenza e 800mila euro per i costi già sostenuti per le autobotti) mentre 112 milioni sono quelli che serviranno per realizzare i circa 250 interventi nel medio periodo per la rete idropotabile della regione. L’ennesimo Sos lanciato dal territorio in una crisi che proprio la prossima settimana, probabilmente martedì, verrà affrontata ai massimi livelli con un Consiglio dei Ministri che dovrà scegliere anche il commissario a cui affidare i “venti interventi prioritari” da realizzare “entro e non oltre” il 2024 per mitigare i danni della siccità che sta assediando l’Italia, nonché potenziare ed adeguare le reti idriche”, come scritto nella bozza del decreto legge. Il dato di fatto è che circa un terzo dell’Italia sta affrontando, ad oggi, “la crisi idrica più grave degli ultimi 70 anni” come ha ricordato il premier Mario Draghi. Gli enti locali corrono dunque ai ripari con ordinanze per limitare gli sprechi e razionalizzare l’utilizzo dell’acqua. Oggi alle centinaia di amministrazioni comunali che già hanno varato misure ad hoc si aggiungono Verona e Pisa. Il neosindaco scaligero Damiano Tommasi ha firmato un provvedimento che limita l’uso dell’acqua potabile ai fini domestici, per la pulizia personale e per l’igiene. Nel capoluogo veneto fino al 31 agosto sarà quindi vietato usare “acqua potabile proveniente da fonte idrica per l’irrigazione di orti, giardini e campi sportivi, per il lavaggio di automobili, salvo impianti autorizzati, per il riempimento di piscine e per ogni altra attività che non sia strettamente necessaria ai fini del fabbisogno umano”. A Pisa dal prossimo 11 luglio fino al 31 agosto sarà invece vietato su tutto il territorio comunale utilizzare l’acqua potabile proveniente dagli acquedotti urbani e rurali per scopi diversi da quelli igienico-domestici. Le violazioni saranno punite con sanzioni da 100 a 500 euro. Denunce già scattate, invece, a Crotone, in Calabria, dove i carabinieri hanno accertato che in 14 abitazioni erano presenti degli allacci che permettevano prelievi abusivi d’acqua dalla rete idrica provinciale. Quella che si apre lunedì sarà quindi una settimana chiave. Forse già il 5 luglio l’esecutivo è pronto a dare il via libera alle richieste di emergenza delle Regioni che ne hanno fatto richiesta. “La Protezione Civile nazionale – spiega l’assessore alla Protezione Civile del Piemonte, Marco Gabusi – sta lavorando con noi per definire il quadro delle risorse, che saranno distribuite con un cronoprogramma articolato”. L’esecutivo deciderà anche chi sarà chiamato a gestire gli interventi strutturali previsti dal decreto. Un ruolo, quello del Commissario, che verrà ricoperto fino al 31 dicembre del 2024. Nelle sue mani poteri di intervento sulle reti idriche “per assicurare la celere realizzazione degli interventi prioritari. Al commissario spetterà ogni decisione “ritenuta necessaria per l’avvio” o “la prosecuzione dei lavori anche sospesi – è detto nella bozza del Dl -, provvedendo all’eventuale rielaborazione e approvazione dei progetti non ancora appaltati”. Un vero e proprio colpo di acceleratore. L’approvazione dei progetti da parte dell’autorità commissariale, d’intesa con i presidenti delle Regioni, andrà a sostituire “ogni autorizzazione, parere, visto e nulla osta” che servono “per l’avvio o la prosecuzione dei lavori, fatta eccezione per quelli relativi alla tutela ambientale, per i quali i termini dei relativi procedimenti sono dimezzati, e per quelli relativi alla tutela di beni culturali e paesaggistici, per i quali il termine…è fissato nella misura massima di sessanta giorni dalla data di ricezione della richiesta”. (ANSA

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