Le tre ondate della pandemia (aprile e novembre 2020, aprile 2021) hanno aggravato il carico di cura dei figli e dei familiari non autosufficienti in capo alle donne, anche tra le lavoratrici del Servizio sanitario regionale. Questo aggravio ha costituito ulteriore fattore di stress e ampliato i divari di genere rendendo ancora più urgente l’attivazione di azioni di welfare non solo per agevolare la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, ma soprattutto per consentire una redistribuzione dello stesso carico tra uomini e donne.
Sono le considerazioni principali emerse dall’indagine realizzata nei primi mesi del 2022 dall’Irpet, grazie alle risorse del programma operativo regionale del Fondo sociale europeo, sul personale della sanità toscana. L’indagine è stata oggetto di confronto questa mattina a Palazzo Strozzi Sacrati, sede della presidenza della giunta regionale Toscana. È uno dei tre focus dell’ultimo rapporto con cui Irpet ogni due anni fotografa la condizione economica e lavorativa delle donne in Toscana e si affianca agli altri due che hanno indagato con uno sguardo più ampio sul lavoro di cura delle madri con figli minori di 14 anni e caregiver di familiari non autosufficienti.
Secondo l’indagine, le donne occupate nel Servizio sanitario regionale e in particolare di quelle in prima linea – infermiere, medici, operatrici sanitarie, ecc. – rimangono, alla stregua di tutte le altre lavoratrici, depositarie dell’organizzazione della cura, in particolare di quella dei figli piccoli, nonostante il tipo di mestiere impegnativo. La principale distinzione di genere emerge nella percezione della gestione dei bambini: per i padri essa avviene innanzitutto grazie alla condivisione dei compiti tra genitori, mentre per le madri l’appoggio essenziale si ritrova all’esterno del nucleo familiare, soprattutto grazie ai nonni, e in misura assai minore si nomina la coppia come fulcro della cura, dando per scontato il ruolo primario della donna.
I risultati delle indagini – afferma l’assessora al lavoro e alle pari opportunità Alessandra Nardini – mostrano ancora una volta quanto sia necessario potenziare il nostro impegno per superare le disuguaglianze esistenti tra donne e uomini“.
“La cura – spiega l’assessora – non può essere ricondotta esclusivamente dentro la famiglia e ricadere quasi tutta sulle donne, ma è una grande tema sociale e culturale, che deve diventare un punto centrale dell’agenda politica con l’obbiettivo imprescindibile di consentire alle donne di poter conciliare tempi di vita e tempi di lavoro, sia grazie politiche di welfare e politiche educative che lo consentano, che grazie ad una piu’ equa distribuzione all’interno della coppia, iniziando a parlare finalmente di condivisione e non solo di conciliazione al femminile”.
“La nuova programmazione dei Fondi Europei – aggiunge – rappresenta un momento fondamentale del nostro impegno per mettere in campo ingenti risorse nell’ottica di una società realmente improntata alla parità di genere, questo è il nostro impegno”.
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Così in ANSA
Covid: Toscana; Irpet, ampliato divario genere in sanità. Donne oltre 70% addetti settore, pesato carico cura famiglia
20 Giugno , 19:38
(ANSA) – FIRENZE, 20 GIU – Le donne rappresentano oltre il 70% dei lavoratori del Servizio sanitario della Toscana, ma durante la pandemia hanno sofferto un maggior carico di cura dei figli e dei familiari non autosufficienti. Questo aggravio ha costituito ulteriore fattore di stress e ampliato i divari di genere rendendo ancora più urgente l’attivazione di azioni di welfare per consentire una redistribuzione del carico tra uomini e donne. Sono le considerazioni emerse dall’indagine dell’Irpet sul personale della sanità toscana. L’indagine è stata oggetto di confronto oggi in Regione Toscana. “Attraverso il piano regionale per le donne proposto con il programma di legislatura, il progetto Ati, e la nuova programmazione europea – commenta il presidente della Toscana Eugenio Giani – saranno potenziate politiche di incentivi per innovazioni organizzative del lavoro, la gestione flessibile dei tempi e degli orari del lavoro retribuito di uomini e donne, e per la più ampia diffusione di un welfare aziendale, territoriale e di prossimità”. Per l’assessore al lavoro e alle pari opportunità Alessandra Nardini “i risultati delle indagini mostrano ancora una volta quanto sia necessario potenziare il nostro impegno per superare le disuguaglianze esistenti tra donne e uomini. La cura non può essere ricondotta esclusivamente dentro la famiglia e ricadere quasi tutta sulle donne, ma è un grande tema sociale e culturale, che deve diventare un punto centrale dell’agenda politica”. L’assessore al diritto alla salute, Simone Bezzini ha evidenziato che “il personale sanitario ha dato tantissimo alla comunità. Ma verso le donne della Sanità toscana dobbiamo una riconoscenza ancora maggiore. Anche questa indagine ce lo conferma e soprattutto ci pone l’imperativo di allargare la rete di welfare e di programmare misure sempre più efficaci per sostenere chi svolge un’opera fondamentale quanto invisibile”. (ANSA).