Stragi Mafia: Tescaroli, cerchiamo verità su ricatto a Stato Creazzo, stragi giovarono anche a altre organizzazioni

“Continuiamo a ricercare la verità per far luce su quel ricatto allo Stato che Cosa Nostra fece con il tritolo. Sulle stragi mafiose del 1992 e del 1993 rimangono degli spunti investigativi, degli interrogativi che impongono di indagare, anche per chiarire se ci sia stata una convergenza di interessi tra soggetti diversi da Cosa Nostra”. Lo ha detto Luca Tescaroli, procuratore aggiunto di Firenze, titolare del fascicolo di indagine sugli attentati eversivo-mafiosi con il procuratore capo Giuseppe Creazzo e l’aggiunto Luca Turco, intervenendo a Firenze, nella sede della Regione Toscana, al convegno di commemorazione del 29esimo anniversario della strage dei via dei Georgofili. Tescaroli ha ricordato il ruolo del boss Giuseppe Graviano, che ha rappresentato “il cuore pulsante dello stragismo mafioso, ideato già nell’autunno del 1991”, prima della sentenza della Cassazione sul maxi processo di Palermo, “attuato con 8 stragi per fare la guerra allo Stato e indurlo a trattare” in un periodo di crisi politico-istituzionale con lo scandalo di Tangentopoli e la fine dei partiti protagonisti della cosiddetta Prima Repubblica. Con lo stragismo mafioso, ha sostenuto Tescaroli, si tentò anche di “creare un assetto di potere che Cosa Nostra riteneva più funzionale ai suoi interessi”. “Con le bombe si cercò – ha spiegato – di condizionare la politica legislativa per ottenere modifiche sul regime carcerario del 41 bis, abolire l’ergastolo, cambiare il regime sui collaboratori di giustizia, sul sequestro e sulla confisca dei beni ai mafiosi”. Tescaroli ha fatto riferimento anche “a un quadro di più trattative” che sarebbero state impostate durante la stagione stragista, così come emerso dai processi degli ultimi 30 anni.
Tra le questioni ancora aperte su cui indagare, Tescaroli ha evidenziato che c’è la necessità di rispondere ad alcuni interrogativi, ad esempio: perché Paolo Bellini, “legato agli ambienti dell’estrema destra”, si incontrò con il boss mafioso Antonino Gioè “e perché gli abbia instillato il proposito di colpire i beni culturali”. “C’è da capire – ha aggiunto – cosa è accaduto in via Palestro a Milano il 27 luglio 1993, e da chi fu trasportata la Fiat Uno imbottita di esplosivo. Ancora, bisogna capire perché gli episodi stragisti furono rivendicati dalla Falange Armata. E più in generale perché furono così ravvicinati gli attentati di via Capaci e di via D’Amelio. E soprattutto occorre capire perché la stagione stragista si fermò il 23 gennaio 1994 quando le risorse di Cosa Nostra erano più che sufficienti per continuare le stragi”. Per Tescaroli “è già emerso che i vertici di Cosa Nostra ricevettero nel corso del 1992 un messaggio da parte di uomini delle istituzioni su possibili trattative da avviare”, che i boss della mafia intesero come “un segnale chiaro: la strategia stragista premiava, tanto da continuarla nel 1993 e che sarebbe dovuta proseguire anche nel 1994. C’è anche da capire come è possibile che Matteo Messina Denaro sia ancora libero”. Secondo Tescaroli, “oggi è importante evitare che gli uomini di Cosa nostra possano immaginare che la spinta investigativa dello Stato si sia sopita. E’ importante che lo Stato nel suo insieme porti avanti una politica giudiziaria che dia importanza alla collaborazione con la giustizia, e che non si smantellino gli strumenti fondamentali che in questi anni hanno dato risultati straordinari, rendendo più vantaggiosa la collaborazione rispetto alla militanza mafiosa”. (ANSA).
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Mafia: Creazzo,stragi giovarono anche a altre organizzazioni ‘Tra affetti collaterali. Trascurate e sono cresciute
“Fra gli effetti collaterali a più lungo termine delle stragi di Cosa nostra vi è anche il fatto che le altre organizzazioni mafiose si giovarono del fatto che lo Stato concentrasse le sue migliori energie, attenzioni e uomini verso Cosa nostra. Proprio in quegli anni, soprattutto la ‘Ndrangheta, hanno fatto un grande passo di qualità perché lasciate libere di crescere e assumere il ruolo che oggi hanno. Oggi l’organizzazione più pericolosa è l’Ndrangheta, che è stata trascurata e ha beneficiato di un cono d’ombra per molti anni”. Così il procuratore capo di Firenze, Giuseppe Creazzo, intervenendo a un convegno per il 29mo anniversario della strage di via dei Georgofili, organizzato nella sede della presidenza della Regione Toscana. “Nel nostro codice, l’articolo 416bis non menzionava la ‘Ndrangheta fino al 2010 – ha aggiunto -. Questo dimostra che la mafia è pericolosa quando spara, quando mette le bombe, e lo è ancora di più quando non spara. In Toscana credo che questa riflessione sia molto importante e dobbiamo rendercene conto”. (ANSA).

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