Istat, lavoratori in assemblea permanente: no esternalizzazioni, a rischio autonomia

No alla privatizzazione dell’Istat attraverso le esternalizzazioni. A lanciare l’allarme i lavoratori dell’Istituto in assemblea permanente.
“Indipendenza dal decisore politico, credibilità e autorevolezza dell’ente sono intimamente legati alle responsabilità affidate all’Istituto la condivisione dei dati con altre amministrazione pubbliche, oltre ad essere una pratica vietata agli istituti nazionali di statistica, metterebbe a rischio la privacy dei cittadini italiani, con tutte le conseguenze che ne deriverebbero” e “contro questo scenario le lavoratrici e i lavoratori dell’Istituto nazionale di Statistica si sono dichiarati in stato di agitazione”, sostengono in una nota.
La vicenda è legata alla norma che autorizza la costituzione della società 3-I S.p.A da parte di Inps, Inail e Istat e che avrà il compito di sviluppare, manutenere e gestire soluzioni software e servizi informatici, “aprendo le porte all’esternalizzazione di tutte le funzioni dell’informatica dell’Istat”. Attualmente, spiegano i lavoratori, l’Istat esercita il pieno controllo su raccolta, produzione, trattamento, conservazione e diffusione dei dati, processi in cui la funzione informatica e quella statistica sono strettamente connesse.
Sistema che autorizza “la diffusione nella sola forma aggregata e secondo modalità che annullino ogni rischio di identificabilità dei cittadini. La ventilata per quanto ambigua possibilità di integrazione di database impone la massima attenzione sui rischi democratici e di controllo sociale che ne potrebbero conseguire”, ricordano.
La privatizzazione della funzione informatica alla 3-I, proseguono i lavoratori, “metterà a serio rischio l’autonomia dell’Istituto che dovrà concertare scelte strategiche per la statistica ufficiale all’interno del consiglio di amministrazione di una società privata, sebbene a controllo pubblico”.
Una “privatizzazione forzata” che “si va ad aggiungere ad un taglio di bilancio di 40 milioni, incredibilmente operato dal Governo sulla produzione di dati, che sarà operativo a partire dai prossimi anni e ad una diminuzione del personale che già ora oltrepassa le 200 unità a causa del mancato rimpiazzo dei pensionati con Quota 100”.
La protesta, aggiungono, avviene “nel silenzio assordante dei Vertici del nostro Istituto e della Dirigenza intermedia”. Nei prossimi giorni – giovedì 26 e martedì 31 maggio – i lavoratori saranno “in presidio davanti al Senato” dove si sta esaminando il decreto 36 del 2022 (‘Ulteriori misure urgenti per l’attuazione del Piano nazionale di ripresa e resilienza’) con l’auspicio che vengano presentati emendamenti per sopprimere la norma in questione.

E.G. da il diariodellavoro.it

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