Tridico (Inps), ora ridurre il precariato, sì al salario minimo di mille euro

“Con il Jobs Act è stata introdotta la flessibilità in uscita e aumentata quella in entrata, ora è arrivato il momento di ridurre quella in entrata”. Lo dice il presidente dell’Inps Pasquale Tridico in un’intervista a Repubblica “Il mercato del lavoro tira perciò non ha più senso tenere sospeso il decreto Dignità… Se un lavoratore è precario deve sapere perché, si deve indicare il motivo”.
Sul confronto con il boom del mercato del lavoro spagnolo Tridico spiega “a me sembra che la Spagna si sia ispirata alla riforma che ha fatto l’Italia con il decreto Dignità del 2018, soprattutto nel momento in cui prevede l’introduzione di causali per il lavoro a termine. Peraltro le causali spagnole sono più rigide delle nostre”.
“Tra il 2018 e il 2019 non c`è stato alcun blocco” del mercato del lavoro causato dal decreto Dignità. “Abbiamo avuto il picco di occupazione e un boom di contratti di lavoro a tempo indeterminato, lo stesso che vive adesso la Spagna. Poi, quando scoppiò la pandemia, si decise di sospendere il decreto Dignità fino a settembre”.
Sul salario minimo “La cifra di nove euro lordi l’ora è assolutamente compatibile con la forchetta che ha indicato due anni fa l’Europa in una delle sue direttive. Bruxelles raccomandava un salario minimo basato su una forchetta tra il 50% del reddito medio e il 60% del salario mediano.
In Italia, nel solo settore privato, questi due valori corrispondono a 10,59 euro e 7,60, quindi la cifra media è 9 euro”. “Nove euro lordi l’ora per otto ore al giorno vuol dire avere salari netti di poco superiori a mille euro al mese. Con le retribuzioni stagnanti e un’inflazione che corre verso il 7% credo sia un livello minimo congruo”.
Se i sindacati pensano che il salario minimo indebolisca la contrattazione, “Io invece ritengo che il salario minimo di nove euro sia assolutamente compatibile con la contrattazione sindacale- spiega Tridico -. E` un fattore esterno di garanzia, visto che negli ultimi trent’anni nel nostro Paese non sono cresciuti i salari ma i contratti pirata, di cui molto spesso sono vittime proprio i sindacati più rappresentativi”.

E.G. da il diariodellavoro.it

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