Contratti: FDV Cgil, oltre il 90% dei dipendenti è tutelato da un Ccnl. Anomala proliferazione

Scacchetti, Re David “l’analisi della FDV fotografa un’anomala proliferazione dei Ccnl, che interessa un numero esiguo di dipendenti. Serve una legge sulla Rappresentanza”
Sono 16,6 milioni i lavoratori pubblici e privati, agricoli e domestici esclusi, complessivamente tutelati dai contratti collettivi nazionali di lavoro, e altri 251 mila sono i lavoratori pubblici in regime di diritto pubblico coperti direttamente per legge. Di questa platea risulta coperto dai contratti firmati da Cgil, Cisl, Uil, rispettivamente il 97% dei dipendenti privati e il 99,3% dei dipendenti pubblici. Questi alcuni dati contenuti nel Rapporto della FDV sui Ccnl presentato quest’oggi, 3 maggio, nel corso di un’iniziativa alla quale sono intervenuti il Presidente della Fondazione Fulvio Fammoni e le segretarie confederali della Cgil Tania Scacchetti e Francesca Re David.
Dall’interessante lavoro di ricerca emerge un altro dato significativo: dal 2012 al 2021 il numero dei contratti sottoscritti è aumentato dell’80%. Dei 992 contratti vigenti depositati al Cnel (ne risultano già scaduti 662, il 62,7%, e in vigore 370, il 37,3%), 246, il 24,8%, sono stati siglati da Cgil, Cisl, Uil; 746, il 75,2%, sono stati firmati solo da altre organizzazioni sindacali. Quindi, nonostante la copertura dei CCNL riguardi la quasi totalità dei dipendenti, solo un quarto è sottoscritto dalle tre Confederazioni.
“La ricerca – dichiara il Presidente della Fondazione Fulvio Fammoni – conferma il ruolo fondamentale della contrattazione collettiva a tutela dei lavoratori, smentendo i luoghi comuni di una contrattazione via, via decrescente, e rilancia la necessità di valorizzare ed estendere ulteriormente il ruolo e il grado di copertura dei Ccnl”.
Per le segretarie confederali della Cgil, Tania Scacchetti e Francesca Re David “l’analisi della FDV fotografa un’anomala proliferazione dei Ccnl, che interessa un numero esiguo di dipendenti. Una moltiplicazione che rischia di destrutturare il sistema negoziale ed esercita chiaramente una pressione verso il basso sui salari e sulle condizioni lavorative stabilite dai Ccnl più consolidati e rappresentativi”. “Per questo – aggiungono le due dirigenti sindacali – è urgente una legge sulla Rappresentanza che definisca i criteri della rappresentatività sindacale e datoriale. Inoltre – concludono – è necessario estendere ulteriormente l’ambito di copertura della contrattazione collettiva”.
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Cgil, in dieci anni raddoppiato il numero dei contratti ma i salari restano al palo

In dieci anni il numero dei contratti dei settori pubblico e privato è quasi raddoppiato. Quelli vigenti depositati a fine 2021 al Cnel sono infatti passati da 551 del 2012 a 992 del 2021 (+441), registrando così una crescita dell’80%. Il totale dei dipendenti pubblici e privati (esclusi agricoli e domestici) coperti da un contratto è pari a 16,6 milioni, ai quali bisogna aggiungere 251mila lavoratori pubblici cui sono applicate direttamente norme di legge. E’ quanto rileva una ricerca di Cgil e fondazione Di Vittorio.
Nonostante un’estesa copertura contrattuale l`Italia però si distingue, rispetto ad altri Paesi europei come Germania e Francia, da una stagnazione dei salari reali le cui principali cause sono rinvenibili nelle debolezze strutturali dell’economia.
Queste determinano una maggior incidenza delle qualifiche più basse, un`alta quota di part time involontario e di precarietà, nonché una diffusa e consistente economia sommersa sostenuta anche dal lavoro irregolare.
I contratti già scaduti sono 662 pari al 62,7% mentre 370 sono in vigore (37,3%). Sono stati sottoscritti dalle categorie di Cgil, Cisl e Uil 246 contratti pari al 24,8%. Invece 746 contratti pari al 75,2% sono stati firmati solo da altre organizzazioni sindacali. “L`Italia è tra i Paesi europei con alta copertura contrattuale – dice il presidente della fondazione Fulvio Fammoni – già oggi superiore a quanto la direttiva europea in discussione indica come obiettivo per il futuro. Questa proliferazione non ha però niente a che vedere né con un’espansione della copertura contrattuale, riguardando un numero di persone molto basso, né con migliori condizioni di lavoro.
Risponde invece ad altri meccanismi tra cui la frammentazione e scomposizione del sistema di rappresentanza datoriale”.
Dallo studio emerge che ci sono contratti che riguardano poche aziende; altri a dimensione solo territoriale; altri ancora scaduti da oltre dieci anni o che riguardano un numero molto basso di lavoratori rispetto al settore di appartenenza. Nel settore privato i primi 33 contratti firmati da Cgil, Cisl e Uil coprono l`82% dei lavoratori. “Gran parte dei problemi sarebbero superati dalla definizione di una legge sulla rappresentanza”, sottolinea Fammoni.
I lavoratori privati, esclusi agricoli e domestici, che nel 2021 sono coperti da un contratto nazionale sono in media 13.643.659 (434 contratti interessano 12.914.115 dipendenti cui aggiungere i 729.544 lavoratori per i quali non è possibile determinare il contratto applicato). Il totale degli occupati nella pubblica amministrazione (personale stabile, tempo determinato, formazione lavoro, somministrazione e socialmente utile) si attesta a 3.354.567. Di questi, 2.776.508 risultano contrattualizzati e 578.059 sono in regime di diritto pubblico. tn da ildiariodellavoro.it

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