Censis, il 64% dei lavoratori non ritiene adeguato il proprio salario Dal 2210 al 2020 retribuzioni lorde diminuite dell’8.3% reale

Oltre sei lavoratori su dieci (64,3%) ritengono che la propria retribuzione non sia adeguata al costo della vita. Un dipendente su dieci (10,4%) è sottopagato. Il 19,8% è invece impiegato part time, mentre lavora da remoto la metà degli occupati (52%). Il 65,9% richiede formazione per la sicurezza informatica. E’ quanto rileva il rapporto Censis-Ugl “Tra nuove disuguaglianze e lavoro che cambia: quel che attende i lavoratori”, presentato nella sede dell’istituto di ricerca.
Dallo studio emergono alcune delle contraddizioni più evidenti del lavoro, dai salari alle tutele, e quel che potrebbe attendere i lavoratori nel prossimo futuro. L’allentarsi del rapporto soggettivo con il lavoro ne ha agevolato la svalorizzazione.
Tuttavia, oggi è possibile immaginare una nuova stagione che superi le crescenti disuguaglianze, sperimentando anche modalità originali di coinvolgimento dei lavoratori nel destino delle aziende.
Il mercato del lavoro è sempre più ostico per giovani, donne, migranti e persone meno qualificate. Nella percezione collettiva sono aumentate le disparità e il lavoro è diventato epicentro di contraddizioni. Da un lato le nuove opportunità legate al remote working e al digitale, dall’altro la precarietà che diventa condizione strutturale di lungo periodo. Per il 93,3% degli occupati serve più attenzione per le condizioni dei lavoratori, mentre per il 64,9% dei giovani il lavoro è solo un mezzo per avere reddito da spendere in attività diverse.
Per il 64,3% dei lavoratori (68,8% tra operai ed esecutivi) la propria retribuzione non è adeguata al costo della vita. Del resto, nel 2010-2020 le retribuzioni lorde dei lavoratori italiani sono diminuite dell`8,3% reale e peggio dell’ Italia hanno fatto solo Grecia (-16,1% reale) e Spagna (-8,6% reale).
I giovani fino a 29 anni guadagnano il 40% in meno dei lavoratori over 55, mentre le donne il 37% in meno dei maschi.
Chi ha un contratto a tempo determinato, il 32% in meno di chi è a tempo indeterminato. Chi lavora nel Mezzogiorno guadagna il 28% in meno di chi risiede nel Nord-Ovest. Il 10,4% dei lavoratori dipendenti è sottopagato, può contare su una retribuzione mensile inferiore ai valori soglia di 953 euro per il full time, di 533 euro per il part time.
Negli anni c`è stato un boom del part time, che interessa il 19,8% dei lavoratori (era il 15,8% nel 2010). Sono in part time involontario il 74,2% degli uomini (era il 59,3% nel 2010), il 61,1% delle donne (46,1% nel 2010). Lavora da remoto il 52% degli occupati. Nella web economy, con la crescita del delivery tra i consumatori, oltre 570mila persone tra il 2020 e il 2021 hanno ottenuto reddito tramite piattaforme, per esempio consegnando beni a domicilio.
La formazione è considerata essenziale dai lavoratori per fronteggiare le disparità crescenti: il 67,8% degli occupati teme nuove e più ampie disuguaglianze a causa della diversità di competenze digitali. Inoltre, l`84% dei lavoratori vuole supporto su aspetti specifici del proprio lavoro, dalle competenze alle tecnologie utilizzate. Infine, il 65,9% richiede formazione per la sicurezza informatica.
Il presidente del Censis, Giuseppe De Rita, sostiene che ci sia “troppo opinionismo generico sul lavoro e il suo futuro e invece una riflessione adeguata ha bisogno della serietà e del rigore di ricerche come questa. Il lavoro sta cambiando velocemente, tra smart working e nuove modalità di erogazione, ma solo nel medio-lungo periodo si capirà cosa resterà, perché funziona ed è realmente apprezzato da lavoratori e aziende. Tecnologie, relazioni, aspettative soggettive stanno disegnando il lavoro del futuro, imposizioni dall’alto, per editto sono ininfluenti o, peggio, dannose”.

Pulsante per tornare all'inizio