28 aprile giornata mondiale salute e sicurezza sul lavoro Tra 2020 e 2021 +40% le vittime (811 morti da covid eslusi)

Dal 2018 al 2021: 4.713 vittime. Tra il 2020 e 2021- escludendo gli 811 decessi per covid l’aumento degli infortuni mortali è del 40%.
Il 28 aprile rappresenta una giornata molto significativa per un Paese come l’Italia in cui si continuano a contare più di mille vittime sul lavoro ogni anno e qualche centinaio di migliaia di infortuni. Per questo La Giornata Mondiale per La Salute e per la Sicurezza sul Lavoro deve diventare un’occasione preziosa di riflessione per tutti gli amministratori del nostro Paese e per chiunque si occupi di sicurezza sul lavoro: dai formatori ai responsabili della sicurezza aziendale, ai datori di lavoro.

A testimoniare l’emergenza vissuta quotidianamente nel nostro Paese arriva anche una recente elaborazione dell’Osservatorio Vega Engineering di Mestre che hanno realizzato una mappatura della mortalità sul lavoro in Italia dell’ultimo quadriennio.

Sono 4.713 le vittime sul lavoro da gennaio 2018 a dicembre 2021. Una storia di morte in cui si inserisce la vicenda pandemica che fa rilevare 811 decessi sul lavoro per Covid registrati tra il 2020 fino a dicembre 2021.

Ma, mentre la pandemia incide sempre meno nella mortalità sul lavoro, ad inquietare è invece l’incremento degli infortuni mortali con esclusione delle morti per Covid: infatti l’Osservatorio Vega registra nel 2021 rispetto al 2020, un aumento di casi di morte sul lavoro stimato in quasi il 40%.

La piaga sembra dunque non rimarginarsi. Anzi, i lembi della ferita si lacerano sempre più, specie al Centro e al Sud della Penisola, ovvero le aree in cui l’incidenza della mortalità rispetto alla popolazione lavorativa risulta essere più elevata. E questo appare evidente proprio nell’istantanea del 2021 in cui le “zone rosse” (le maglie nere dell’Italia) sono tutte concentrate al centro sud, con Molise, Basilicata, Abruzzo, Campania, Umbria e Puglia, alle quali si affianca la Valle d’Aosta, unica regione del nord finita in “zona rossa”. Tutte queste regioni al termine del 2021 hanno fatto rilevare un’incidenza maggiore del 25% rispetto alla media nazionale (Im=Indice incidenza medio, pari a 42,5 morti ogni milione di lavoratori), questo secondo il sistema di classificazione dell’Osservatorio Sicurezza Lavoro di Vega Engineering le fa colorare di rosso.

Al contrario, nelle regioni con la popolazione lavorativa più numerosa, come Lombardia, Lazio e Veneto, le rispettive incidenze di mortalità si mantengono tra le più basse nel quadriennio considerato.

Sul fronte delle denunce di infortunio (con inclusione degli infortuni in itinere), nei quattro anni dal 2018 al 2021, si è passati dalle 640.723 del 2018, alle 641.638 del 2019, per poi arrivare alle 554.340 del 2020, fino alle 555.236 del 2021. Una tendenza al decremento, in parte certamente dovuta all’inizio della pandemia e al lungo lockdown che ha ridotto il numero di ore lavorate e ha favorito la diffusione dello smart working.

Ad essere a maggior rischio sono gli ultrasessantacinquenni, con un’incidenza di mortalità sempre – o quasi – superiore a quattro volte rispetto alla media nazionale. Per quanto riguarda invece gli infortuni sono i giovanissimi ad avere la peggio con un’incidenza tripla rispetto alla media del Paese. Come a dire che è più facile morire sul lavoro in età avanzata e più frequente infortunarsi in modo meno grave da giovane. Non mancano le leggi a tutela della sicurezza sul lavoro vanno applicate, bisogna sanzionare chi non le rispetta, vanno aumentati i controlli e soprattutto va fatta prevenzione. L’informazione sui rischi e la formazione dei lavoratori sono la via maestra per fermare questa strage infinita.
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Report-Annuale-Statistiche-Infortuni-sul-lavoro-Lavoro-Osservatorio-Sicurezza-Vega-Engineering-31-12-21
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Livorno: Porto, nuova ordinanza per garantire più sicurezza sul lavoro. Gucciardo, Keszei e Vianello: “Atto fortemente sostenuto dai sindacati”
L’ordinanza 22 emanata dall’Autorità di sistema portuale del Mar Tirreno settentrionale può rappresentare un punto di svolta importante per favorire un livello di sicurezza sul lavoro più elevato. Nell’atto – fortemente sostenuto da Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti – si prevedono infatti maggiori ispezioni dell’authority in relazione agli avviamenti dei turni di lavoro in porto e l’introduzione di un regime sanzionatorio progressivo nei confronti di quelle aziende che non rispettano le regole.
L’ordinanza 22 – emanata a fine 2021 ed entrata in vigore lo scorso 15 aprile – rinforza le previsioni contenute nell’ordinanza 9 del 2014 e dunque favorisce indirettamente anche il contenimento dell’utilizzo del lavoro straordinario a favore di una distribuzione più equa, equilibrata e omogena dei carichi di lavoro. L’ordinanza 22 rappresenta dunque un passo avanti importante a tutela della sicurezza dei lavoratori, così come l’assunzione nei mesi scorsi da parte dell’authority di 9 nuovi ispettori (7 operativi nel porto di Livorno e 2 in quello di Piombino).
Per aumentare il livello di sicurezza all’interno dei nostri porti serve il contributo di tutti. Nessuno può permettersi di abbassare la guardia. Filt-Cgil, Fit-Cisl e Uiltrasporti continueranno come sempre a impegnarsi in ogni sede per tutelare la salute dei lavoratori.

Giuseppe Gucciardo (Filt-Cgil)
Dino Keszei (Fit-Cisl)
Gianluca Vianello (Uiltrasporti)

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