Se qualcuno pensa a un ‘patto sociale’ per moderare gli stipendi, sappia che non lo firmeremo mai”, spiega il segretario generale Cgil Maurizio Landini dalle colonne di Repubblica. E sulla guerra: “Penso che abbia ragione il Papa quando dice che è sbagliato investire sul riarmo ora nel mondo”
Tra qualche mese, senza nuove misure a sostegno dell’economia, la situazione sociale rischia di diventare esplosiva”. Questo l’avvertimento del segretario generale Cgil Maurizio Landini, lanciato oggi (lunedì 11 aprile) con un’intervista sulle colonne di Repubblica. “Se qualcuno pensa di proporre un ‘patto sociale’ per moderare i salari, sappia che la Cgil non è disponibile a firmarlo”, spiega il leader sindacale: “Questo è il momento di adeguare le retribuzioni e le pensioni all’inflazione reale, lavoratori e pensionati non hanno più nulla da dare, hanno già pagato e non si torna indietro”.
Landini rileva che “se si pensa, come è stato adombrato, che si debba fare un ‘patto sociale’ per contenere le dinamiche salariali di fronte all’aumento dell’inflazione, ci si sbaglia di grosso”. Il segretario Cgil lo dice con chiarezza: “L’inflazione non sta crescendo perché cresce la domanda, bensì perché stanno aumentando i costi. Si deve agire sulla redistribuzione, e non è accettabile una stretta sui salari. Se non aumentiamo il potere d’acquisto delle persone, e dunque la domanda interna, finiamo dritti in una nuova recessione.”.
Per il leader sindacale c’è una situazione “di emergenza sociale alla quale va data subito una risposta. Non bastano i cinque miliardi ipotizzati dal governo: sono assolutamente insufficienti. La pandemia, che non è finita, insieme alla guerra stanno producendo un mix micidiale, di certo stiamo peggio di due anni fa”. Ma alle questioni poste dalle tre confederazioni nell’incontro di giovedì 7 aprile, finora non è arrivata alcuna risposta
“Abbiamo chiesto una moratoria sul pagamento dei mutui come durante il periodo del Covid, servono ulteriori risorse per rifinanziare il fondo a sostegno degli affitti e morosità incolpevole per evitare che ripartano gli sfratti”, prosegue il leader Cgil: “Abbiamo posto il tema della tutela del salario, delle pensioni e dei redditi delle partite Iva di fronte all’impennata dell’inflazione. In Italia ci sono cinque milioni di persone che lavorano e hanno un reddito sotto i diecimila euro l’anno. La povertà sta crescendo”.
Ma sono molte le misure che vanno prese per dare sollievo alle fasce sociali più fragili. “Il bonus energia va esteso oltre i 12 mila euro di reddito Isee, va allargata l’area della decontribuzione e innalzata la quattordicesima delle pensioni più basse e allargata la platea”, aggiunge Landini, rimarcando anche la necessità di “indicizzare all’inflazione reale, almeno per quest’anno, le detrazioni a favore dei lavoratori”.
La Cgil conferma anche la propria contrarietà al testo della delega fiscale all’esame del Parlamento. “Non siamo d’accordo con l’idea che i redditi da lavoro debbano essere più tassati rispetto a quelli derivanti dalle rendite finanziarie o immobiliari. Siamo tra i pochi Paesi europei in cui ciò accade”, argomenta il leader sindacale, sottolineando come sia “scandaloso che la progressività resti solo per l’Irpef, mentre per la tassazione di capitali e immobili si passerebbe a un meccanismo proporzionale”. Da qui l’idea di “un contributo di solidarietà, già lanciata a dicembre proprio dal presidente Draghi ma bocciata dalla sua maggioranza di governo, che pesi sulla parte più ricca del Paese e alla tassazione degli extraprofitti, non solo da quelli realizzati nel settore dell’energia”.
Landini si dice disponibile “a un confronto, anche domani mattina, per un ‘piano straordinario dell’energia’ fondato sulle rinnovabili insieme al governo e alle imprese. È da qui che passa un nuovo modello di sviluppo sostenibile, con una nuova politica industriale in settori strategici come quello dell’automotive e delle telecomunicazioni”
Altra questione affrontata nell’intervista è quella dei prossimi rinnovi contrattuali. “Se si rinnovassero i contratti con l’Ipca, depurata dall’energia, si finirebbe per programmare la riduzione dei salari reali”, spiega Landini, osservando che “quell’indice è frutto di accordi sottoscritti quando l’inflazione non esisteva. Lo scenario attuale è totalmente mutato e il solo indice Ipca depurato dall’energia non è più adeguato”. Da qui la proposta di rendere “gli incrementi retributivi dei contratti nazionali non soggetti alla tassazione ordinaria. Ed è indispensabile che le imprese investano per rendere possibili aumenti di produttività da redistribuire anche sotto forma di salario”.
Poi il capitolo guerra e le conseguenze che l’invasione russa in Ucraina sta causando all’economia mondiale, in particolare il nodo del gas. “Fino ad oggi né l’Europa né l’Italia lo hanno fatto perché si è ancora troppo dipendenti. – dice Landini – Però se nel 2013 e nel 2014 i governi di allora non avessero bloccato le politiche a favore delle energie rinnovabili oggi non saremmo così dipendenti dal gas russo. Dunque questa può essere l’occasione per fare le scelte che qualche anno fa non si sono volute fare”.
Il segretario generale della Cgil si dice infine contrario sulla decisione di aumentare la spesa militare al 2 per cento del Pil entro il 2028. “Penso che abbia ragione il Papa quando dice che è sbagliato investire sul riarmo ora nel mondo. Sembrerà utopistico mentre è in corso una guerra, ma c’è davvero bisogno di affermare la cultura del multilateralismo con al centro l’uomo. Ha ragione il Papa a chiedere di immaginare un altro mondo”.
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