“Non dimenticare serve a mantenere accesa la memoria storica ed a combattere per la verità e giustizia. La strage del Moby Prince è passata nella memoria collettiva come un banale incidente: la collisione tra un traghetto e una petroliera per una nebbia improvvisa e altri errori e sono serviti 27 anni per spazzare via la melma putrida di verità preconfezionate”. Lo affermano in una nota congiunta i familiari delle 140 vittime dell’incidente avvenuto nella rada del porto di Livorno il 10 aprile 1991 in occasione e del 31/o anniversario. “E’ servita una prima commissione parlamentare a ribaltare le verità processuali – scrivono Luchino Chessa e Nicola Rosetti, presidenti delle due associazioni delle vittime – e altro che nebbia, altro che distrazione del comando del traghetto, altro che morte repentina dei nostri cari. Le verità scaturite dalla prima commissione fanno ancora più male perché hanno messo in evidenza la assoluta mancanza di soccorsi e una vita a bordo del traghetto di atroci ore di sofferenza. Ora tutto cambia, ma alcuni tasselli dell’intricato puzzle mancano ancora. Siamo fiduciosi del lavoro che sta portando avanti la nuova Commissione Parlamentare di Inchiesta presieduta da Andrea Romano. Vorremmo sapere a che punto sono le indagini che la Procura di Livorno e la Dda della Procura di Firenze, che stanno indagando nel più totale riserbo, mentre attendiamo la sentenza della causa civile della Corte di Appello del Tribunale di Firenze che dovrà esprimersi dopo l’8 maggio. Non sappiamo se avremo veramente giustizia, ma almeno vorremmo avere una verità appagante”. (ANSA).
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