Il caro bollette si abbatte, come previsto, sui prezzi al consumo di beni primari, pane, pasta e tazzina al bar. Aumenti a 2 cifre, in alcuni casi, che portano l’indice generale elaborato dall’Istat a toccare nuovi livelli record. E con l’aumento generale dei prezzi sale anche il debito delle famiglie italiane: al 31 dicembre 2021, segnala la Cgia di Mestre, ammontava complessivamente a 574,8 miliardi di euro (+21,9 miliardi rispetto a un anno prima) con un importo medio per nucleo famigliare di 22.237 euro e con uno scarto positivo di 851 euro rispetto al 2020. Secondo la Cgia si tratta di una “situazione grave” soprattutto per “il rischio di usura” a carico di famiglie, piccole imprese e partite Iva. La situazione allarma le associazioni dei consumatori. Il Codacons segnala che in base agli ultimi dati ufficiali del Mise, il prezzo record dell’espresso si raggiunge a Bolzano, dove un caffè consumato al banco del bar costa in media 1,23 euro. Al secondo posto in classifica, con una media di 1,20 euro, si piazzano Rovigo e Ravenna. Seguono a 1,19 euro Vicenza, Trento e Ferrara. Ben 25 città registrano nel nostro paese un prezzo medio del caffè superiore a 1,10 euro. Trentino Alto Adige, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Friuli le regioni italiane dove i prezzi risultano sensibilmente più elevati. Al sud Italia i listini registrati sono invece più bassi e, in molte città, inferiori a 1 euro a tazzina. Prezzi che – segnala il Codacons – hanno registrato una impennata a seguito dei forti rincari delle bollette di luce e gas. Mentre l’Istat registra a marzo una inflazione annua per il comparto “ristoranti e bar” pari al +3,8%, nel confronto tra il periodo pre-rincari delle bollette (settembre 2021) e febbraio 2022, si scopre che l’aumento più alto dei listini al pubblico si è registrato a Pescara, dove il prezzo medio dell’espresso al bar è passato da 1 euro a 1,12 euro, con un rincaro del +12%. Seguono Alessandria (+11,3%, da 1,06 a 1,18 euro) e Ravenna (+9%, da 1,10 a 1,20 euro). Aumenti a due cifre per pane e pasta vengono invece segnalate da Assoutenti che invita tutte le associazioni ad unirsi in una assemblea generale indetta per il prossimo 6 aprile e finalizzata a presentare al Governo un pacchetto di misure contro i rincari. L’Istat – spiega l’associazione – registra a marzo un incremento dei prezzi del 5,8% per il pane e del 13% per la pasta, ma se si analizzano i listini medi delle varie province italiane pubblicate dal Mise, si scopre che per il pane la città che nell’ultimo mese registra i rincari più elevati è Terni, con i prezzi medi che rispetto al mese precedente salgano del +9,9%, da 2,22 euro al kg a 2,44 euro – analizza Assoutenti – A poca distanza troviamo Cremona, con aumenti al dettaglio dell’8,4% su base mensile, mentre al terzo posto tra le città dove il pane rincara di più si piazza Padova (+6%). La situazione peggiora sul fronte della pasta, e la Calabria si aggiudica la maglia nera dei rincari: a Catanzaro il prezzo al chilo passa in un solo mese da 1,22 euro a una media di 1,41 euro, con un incremento del +15,6%. A Reggio Calabria si registra un aumento del +13%, simile a Cosenza (+12,5%). (di Francesco Carbone) (ANSA).
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