Gli effetti della pandemia sull’artigianato in Toscana: Ebret, solidarietà per 80% lavoratori

Presentato oggi dall’EBRET lo studio “Gli effetti della pandemia sull’artigianato in Toscana”, realizzato dall’Osservatorio dell’Ente bilaterale presieduto da Mario Catalini.
Nella nostra regione, dopo lo scoppio della crisi pandemica nel febbraio del 2020, sono stati quasi 90 mila i lavoratori artigiani – appartenenti ad oltre 20 mila imprese – che hanno beneficiato degli interventi di integrazione al reddito assicurati dall’Ente Bilaterale attraverso la “linea Covid” del Fondo di Solidarietà Bilaterale per l’Artigianato (FSBA). Il ricorso al Fondo di Solidarietà è stato particolarmente elevato in Toscana, interessando circa l’80% dei lavoratori artigiani regionali, un’incidenza che – fra le regioni a maggior tasso di occupazione artigiana – è inferiore solo alle Marche (82%), collocandosi davanti a Piemonte (77%), Lombardia (73%), Veneto (65%) ed Emilia Romagna (64%).
I lavoratori artigiani che in Toscana hanno usufruito di tali interventi sono stati in prevalenza di genere maschile (uomini 57%, donne 43%); appartengono alle fasce centrali di età (il 38% ha fra 31 e 45 anni, il 36% fra 46 e 60), anche se una quota non trascurabile si colloca nella classe più giovane (il 20% ha fino a 30 anni); operano soprattutto nel sistema moda (29%), nella meccanica-installazione impianti (26%), nei servizi (13%) e nella trasformazione alimentare (9%); mentre, a livello territoriale, le province maggiormente interessate sono state Firenze (31%), Prato (16%), Arezzo (15%) e Pisa (10%).
La sospensione dell’attività è stata superiore ai 180 giorni per il 41% delle imprese che hanno usufruito di tali risorse, evidenziando pertanto un’interruzione mediamente più prolungata rispetto al resto del territorio nazionale (dove tale incidenza è stata pari al 35%). Un ulteriore 22% ha fatto ricorso al Fondo di Solidarietà per sospensioni comprese fra 91 e 180 giorni, e il 27% per interruzioni comprese fra 31 e 90 giorni, mentre solo una quota residuale ha limitato la sospensione dell’attività ad un periodo di tempo più circoscritto (il 9% lo ha fatto per meno di 30 giorni).
L’intervento del Fondo di Solidarietà ha consentito di contenere i costi sociali derivanti dall’impatto della crisi sanitaria sul sistema economico regionale, limitando gli effetti negativi legati alla contrazione della massa salariale erogata dalle imprese artigiane ai propri lavoratori e attenuando i riflessi sui relativi livelli occupazionali. Nell’artigianato, la contrazione dei lavoratori dipendenti ha raggiunto la punta più elevata nei primi mesi del 2021, con oltre 10 mila unità in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente: una flessione che, per quanto elevata (-7,7%), è stata notevolmente inferiore rispetto alla diminuzione del fatturato registrata nel corso del 2020 (-26%).
Nella seconda parte dello scorso anno l’occupazione artigiana è tornata a crescere (circa 2 mila unità in più, a settembre 2021, su base annua), grazie anche ad un ritrovato dinamismo sul fronte della natalità d’impresa (nel 2021 le nuove iscrizioni sono cresciute del 6,6% rispetto all’anno precedente). Si tratta tuttavia di un recupero ancora parziale, considerato che l’occupazione dipendente artigiana resta in Toscana inferiore del 2,4% rispetto ai livelli pre-covid, riconducibile per lo più a forme contrattuali “flessibili” e fortemente concentrata sotto il profilo settoriale, nella misura in cui è dovuta principalmente al traino dell’edilizia (che ha fra l’altro beneficiato dei bonus fiscali a sostegno della relativa domanda).
Il sistema artigiano regionale ha comunque evidenziato, nel 2021, un recupero la cui intensità appare superiore rispetto alle aspettative – meno favorevoli – che gli imprenditori artigiani avevano formulato all’inizio dello scorso anno, come evidenzia una ripresa delle giornate retribuite e della massa salariale distribuita ai lavoratori che, nella prima parte del 2021, è stata particolarmente pronunciata (+20,4% per le giornate retribuite, +22,8% per la retribuzione imponibile erogata ai lavoratori). In entrambi i casi, tuttavia, la crescita registrata non è stata sufficiente per compensare le perdite registrate nel 2020: in termini di giornate retribuite, i ritardi più evidenti riguardano il sistema moda, i trasporti e l’agroalimentare a livello settoriale (con un gap rispetto al 2019 pari a circa il 10%), mentre a livello territoriale interessano le province di Grosseto (oltre il 20% in meno rispetto ai valori pre-crisi), Pisa, Arezzo e Firenze (fra il 10 e il 15% in meno).
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così in ANSA

In Toscana sono stati quasi 90mila i lavoratori artigiani, appartenenti a oltre 20mila imprese, che hanno beneficiato degli interventi di integrazione al reddito assicurati dall’Ente bilaterale dell’artigianato toscano (Ebret) attraverso la ‘linea Covid’ del Fondo di solidarietà bilaterale per l’artigianato: il ricorso al Fondo ha interessato circa l’80% dei lavoratori artigiani regionali, incidenza inferiore in Italia solo alle Marche (82%). E’ quanto emerge dallo studio ‘Gli effetti della pandemia sull’artigianato in Toscana’, realizzato dall’Osservatorio di Ebret presieduto da Mario Catalini. I lavoratori artigiani che in Toscana hanno usufruito di tali interventi sono stati in prevalenza di genere maschile (uomini 57%, donne 43%), appartengono alle fasce centrali di età (il 38% ha fra 31 e 45 anni, il 36% fra 46 e 60), anche se una quota non trascurabile si colloca nella classe più giovane (il 20% ha fino a 30 anni). Operano soprattutto nel sistema moda (29%), nella meccanica-installazione impianti (26%), nei servizi (13%) e nella trasformazione alimentare (9%) mentre, a livello territoriale, le province maggiormente interessate sono state Firenze (31%), Prato (16%), Arezzo (15%) e Pisa (10%). A livello occupazionale nell’artigianato la contrazione dei lavoratori dipendenti ha raggiunto la punta più elevata nei primi mesi del 2021, con oltre 10mila unità in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nella seconda parte del 2021 l’occupazione artigiana è tornata a crescere (circa 2mila unità in più, a settembre, su base annua): si tratta tuttavia di un recupero ancora parziale rispetto ai livelli pre-Covid. “Lo scorso anno abbiamo accresciuto le nostre prestazioni attraverso risorse aggiuntive sulla formazione dei lavoratori e sull’innovazione aziendale – ha detto Catalini -. In questo anno dovremo lanciare il cuore oltre l’ostacolo e fare di più”. Per l’assessore regionale al lavoro Alessandra Nardini “finalmente le politiche attive e della formazione non sono più le cenerentole dei bilanci pubblici, non abbiamo mai visto tante risorse come oggi: penso alle misure previste dal Pnrr che ha destinato quasi 5 miliardi sulle politiche attive”. (ANSA).
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