Acqua: Legambiente, pericoli a falde da sovrasfruttamento Altro rischio è inquinamento, 4 i casi simbolo

Il sovrasfruttamento delle falde acquifere, con conseguente riduzione, abbassamento e intrusione salina e l’inquinamento delle falde, dovuto a scarichi o sversamenti che raggiungono anche le acque sotterranee: sono i due principali problemi citati nel dossier di Legambiente sull’acqua sotterranea protagonista della Giornata mondiale dell’acqua 2022. “Le riserve di acqua presenti nel sottosuolo – spiega Legambiente – sono per natura rinnovabili e di buona qualità, ma hanno tempi di ricarica molto lunghi e risultano essere sempre di più sotto pressione a causa delle attività antropiche. Una significativa parte delle acque sotterranee è interessata, in misura variabile, da inquinamento attribuibile a metalli pesanti, inquinanti organici persistenti, sostanze nutritive e da un’ampissima varietà di sostanze chimiche potenzialmente tossiche”. Legambiente, a tal proposito, cita “4 vertenze storiche dell’associazione, simbolo di falde inquinate in Italia: la contaminazione da Pfas (sostanze perfluoro alchiliche riconosciute come interferenti endocrini e causa di numerose patologie) nelle acque di diversi territori del Veneto”, un altro caso di Pfas “in provincia di Alessandria, ad opera della società Solvay, il caso della Val Basento, in Basilicata, in cui sono risultati presenti nel suolo e nelle acque di falda metalli pesanti, solventi clorurati e composti aromatici, derivanti dagli scarichi degli stabilimenti Anic/Enichem e Materit. Infine, quello del profondo acquifero del Gran Sasso, che fornisce acqua a 700.000 abruzzesi nelle province di Teramo, L’Aquila e Pescara: contaminato di sostanze quali cloroformio e diclorometano a causa dei Laboratori nazionali dell’Istituto di Fisica Nucleare e dal traforo dell’A2, e per cui ancora non si sono attuate azioni risolutive, nonostante le pressioni dai vari enti ed associazioni ambientaliste”. (ANSA).

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