Fao,da serre a pesca troppa plastica in agroalimentare Nelle cantine e bevande crescono bottiglie e tappi sostenibili

Non solo il degrado ambientale delle isole di plastica negli oceani, sta ora montando sui social il clamore per il grido d’allarme recentemente lanciato dalla Fao sull’eccessivo utilizzo della plastica lungo la filiera produttiva agricola e zootecnica. In particolare, secondo il primo rapporto dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura sul tema, le filiere agricole e zootecniche utilizzano ogni anno 12,5 milioni di tonnellate di prodotti plastici a cui si aggiungono le 37,3 milioni di tonnellate che servono per imballare gli alimenti. Il comparto della produzione vegetale e dell’allevamento sono i più grossi utilizzatori, circa 10,2 milioni di tonnellate di plastica l’anno. A seguire la pesca e l’acquacoltura con 2,1 milioni di tonnellate. Si stima inoltre che sia l’Asia la consumatrice numero 1 di plastica nella produzione agricola arrivando, secondo gli esperti della Fao, a usarne circa la metà del consumo globale. E in assenza di soluzioni per sostituire i prodotti in plastica la domanda nel comparto primario non potrà che aumentare. Ad esempio la domanda mondiale di pellicole plastiche utilizzate per le colture in serra, la pacciamatura e insilato aumenterà del 50%, passando dai 6,1 milioni di tonnellate del 2018 ai 9,5 milioni di tonnellate del 2030. Cruciale diventa la ricerca di un equilibrio tra i vantaggi e i danni degli eccessi di plastica nei campi, favorendo le buone pratiche agricole, e poiché il 93% delle attività agricole sono terrestri è evidente che occorra approfondire la ricerca sul corretto smaltimento dei polimeri, commenta la direttrice generale aggiunta della Fao Maria Helena Semedo. Il rapporto evidenzia soluzioni fondate sul modello delle 6-R (Rifiutare, Ripensare, Ridurre, Riutilizzare, Riciclare e Recuperare) per non avere un ambiente degradato e invita gli agricoltori a un codice di condotta volontarie che copra tutta la gestione delle materie plastiche lungo la catena del valore agroralimentare. “L’allarme della Fao – scrive su Twitter Francesco Pugliese, amministratore delegato Conad – non è banale Servono prima di tutto alternative funzionali alla plastica”. Già nel 2019 l’associazione delle imprese che producono manufatti a matrice polimerica Gommaplastica evidenziava come l’utilizzo della plastica riciclata in agricoltura sia sempre più forte, ad esempio per la produzione di casse per la frutta in Hdpe e di tubi per l’irrigazione in Pvc e Hdpe. E oggi sugli scaffali si moltiplicano bottiglie di olio e bevande in r-Pet con plastica riciclata. A Montalcino e alla Fattoria del Colle, annuncia la produttrice Donatella Cinelli Colombini, per gli imballaggi dei cartoni del vino abbiamo scelto il nastro adesivo in carta e non di plastica. Mentre il vino emiliano-romagnolo apre il 2022 con meno plastica in campo e in cantina, grazie a ‘Vivi plastic free’, progetto presentato da Ri.Nova, società specializzata nella ricerca in ambito agroalimentare di Cesena (Fc), in collaborazione con l’università di Modena, Cantine Riunite&Civ, Caviro, Terre Cevico. L’obiettivo è quello di più che dimezzare la plastica convenzionale utilizzata per i tappi a chiusura dei vini e di legacci per la potatura e gli innesti sostituendola con un biofiller, un prodotto sostenibile da un punto di vista ambientale e economico creato dagli scarti della produzione vitivinicola”. Per il presidente di Confeuro Andrea Michele Tiso “il suolo è la base vitale sui si sostengono gli ecosistemi, per questo è essenziale preservare la sua qualità”. (di Alessandra Moneti) (ANSA)

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