Pensioni: Landini, “Chiesto metodo diverso, da noi proposta unitaria” Draghi: “Sì a modifiche, ma no a rischio sostenibilità”

Dal governo impegno ad aprire tavoli tecnici per la riforma della legge Fornero. Si parte a inizio 2022 con tre filoni: flessibilità in uscita, giovani e donne, previdenza complementare.
Un primo incontro, l’avvio del cantiere. Così prende il via la riforma delle pensioni con l’incontro a Palazzo Chigi tra il premier Mario Draghi e i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil, Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri, sulle pensioni. Presenti anche i ministri dell’Economia, Daniele Franco, del Lavoro, Andrea Orlando e della Pa, Renato Brunetta ed il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Roberto Garofoli. A inizio 2022 il confronto riprenderà su tre tavoli: flessibilità in uscita, sulla previdenza per giovani e donne e sulla previdenza complementare. Landini ha chiesto “un metodo diverso” e ha annunciato che i sindacati presenteranno una proposta unitaria. “Possiamo lavorare su qualsiasi modifica purché non sia messa a repentaglio la sostenibilità delle pensioni nel medio e lungo periodo e all’interno del contesto europeo”, la rispsota del premier Mario Draghi.

Landini: un metodo diverso, non come sul Fisco
I sindacati – ha riferito Landini – hanno sottolineato che il confronto “deve affrontare tutte le questioni della piattaforma sindacale, non di qualche aggiustamento” con l’obiettivo di “correggere tutte le distorsioni della legge Fornero”. Il leader della Cgil ha aggiunto che “il sistema contributivo deve contenere anche elementi di solidarietà, da qui le pensioni per i giovani e chi ha carriere discontinue”; per Cgil, Cisl e Uil bisogna poi “superare la precarietà del lavoro” e affrontare “la questione della flessibilità in uscita da 62 anni o con 41 anni di contributi senza vincoli età”, la revisione del sistema sull’aspettativa di vita che non considera il tipo di lavoro svolto, il problema del lavoro di cura delle donne e delle differenze di genere.

Le prime dichiarazioni
Il premier Draghi apre a tavoli tecnici, un impegno del governo per la riforma della legge Fornero. Il cantiere vero e proprio partirà dopo Natale. Maurizio Landini, al termine dell’incontro ha sottolineato di aver chiesto “un metodo diverso” e ha aggiunto che le tre sigle sindacali arriveranno “con una proposta unitaria”. “Si è deciso di aprire finalmente il cantiere per discutere della riforma della legge Fornero. Con tre confronti: sulla flessibilità in uscita, sulla previdenza per giovani e donne e sulla previdenza complementare. Abbiamo concordato il metodo”, le parole del segretario generale della Uil, Pierpaolo Bombardieri, al termine dell’incontro a Palazzo Chigi sulle pensioni, spiegando che il confronto partirà dopo Natale e domani arriverà il calendario dal governo. “Dobbiamo dare priorità a giovani e donne”, ha aggiunto Luigi Sbarra (Cisl).
Sul provvedimento anti-delocalizzaizoni i sindacati hanno sollevato “un problema di metodo”, come riferito dal segretario generale della Cgil. Landini ha fatto notare che c’è un accordo di governo ma non il confronto con le organizzazioni sindacali che hanno chiesto dei cambiamenti al testo inserito in legge di Bilancio. Secondo Landini si devono sospendere le procedure aperte, servono tempi più lunghi e vanno previste sanzioni in caso di finanziamenti pubblici.

Si apre il cantiere: dal superamento della legge Fornero alla flessibilità in uscita
Superare la legge Fornero e garantire più flessibilità in uscita, con la possibilità di andare in pensione da 62 anni o con 41 anni di contributi a prescindere dall’età, definire una pensione di garanzia per i giovani e riconoscere il lavoro di cura e delle le donne. Da queste proposte, alla base della piattaforma unitaria, Cgil, Cisl e Uil partono per intervenire sul sistema pensionistico e consentire di accedere prima alla pensione rispetto ai 67 anni attualmente previsti. Con l’incontro di oggi a Palazzo Chigi si apre il cantiere.
Sul tavolo anche l’Ape social. I margini per un ulteriore intervento sul fronte pensionistico nella legge di Bilancio sono stretti, ma dovrebbe trovare spazio una norma per gli edili, riducendo da 36 a 30 gli anni di contributi necessari per accedere all’anticipo pensionistico, previsto dai 63 anni di età. Un intervento che i sindacati sostengono vada previsto anche per i lavoratori agricoli. Dopodiché dovrebbe partire un tavolo con un orizzonte più ampio. Finita Quota 100, ovvero la possibilità di uscire in anticipo dal lavoro con almeno 62 anni di età e 38 di contributi, la cui sperimentazione triennale scade a fine anno, nel 2022 ci sarà Quota 102 (64 anni di età e 38 di contributi). Una strada che non è piaciuta ai sindacati, secondo cui consentirà l’uscita soltanto di poche migliaia di lavoratori (8.500 secondo i calcoli della Cgil). L’anno prossimo, invece, secondo la stima contenuta nella relazione tecnica della legge di Bilancio, saranno 16.800 le persone che potranno andare in pensione con Quota 102. Nella manovra c’è anche la proroga di un anno per l’Ape social, con l’allargamento dell’elenco dei lavori gravosi – e che i sindacati chiedono sia resa strutturale e con più categorie -, e per Opzione donna, la possibilità per le lavoratrici dipendenti con almeno 58 anni (59 per le autonome) e 35 anni di contributi di andare in pensione una volta decorso un anno di finestra mobile (18 mesi per le autonome). Questi strumenti si affiancano al pensionamento di vecchiaia a 67 anni e all’uscita anticipata con 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini e 41 anni e 10 mesi per le donne (cui si aggiungono tre mesi di finestra mobile). Cgil, Cisl e Uil puntano ad una riforma della legge Fornero e a verificare l’impegno del governo per un confronto in questa direzione. Tra le proposte c’è anche quella di sostenere con soluzioni adeguate le donne: per loro chiedono di riconoscere un anno di contributi in più per ogni figlio o anche un anno ogni cinque dedicati alla cura di familiari non autosufficienti. C’è insieme il tema giovani, di quanti svolgono lavori discontinui, precari e poveri e rischiano di andare in pensione a 70 anni e più con assegni non dignitosi: per loro – è il pressing – va costruita una pensione di garanzia. E ci sono i pensionati di oggi, per i quali si chiede di rafforzare la quattordicesima. Incentivare inoltre l’adesione alla previdenza complementare, magari con la riapertura di un semestre di silenzio-assenso.
da lastampa.it
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