Carrefour: allarme esuberi dei sindacati, cede 106 negozi, rischiano 1.800 dipendenti

Una nuova vertenza irrompe nel mondo del lavoro italiano. Dopo l’annuncio di un piano di ristrutturazione con un possibile taglio fino a 770 persone, Carrefour viene in realtà stigmatizzata dai sindacati secondo i quali con la cessione di oltre cento punti vendita — 106 per la precisione — e l’analisi dettagliata del piano il numero degli esuberi è molto più alto, fino a 1.800 lavoratori. La volontà dichiarata dalle parti sembra comunque escludere un ricorso ai licenziamenti. Illustrando il piano a Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs,l’azienda si sarebbe impegnata ad escludere i licenziamenti e ad offrire esodi incentivati.
È in ogni caso «un fulmine a ciel sereno, non ci aspettavamo certo l’annuncio della quinta ristrutturazione in 10 anni e l’ennesima riduzione di personale», dicono i sindacati, spiegando che «la multinazionale accelera sul franchising, rivede il piano industriale del 2019 e penalizza l’occupazione» con la conseguenza di avere fino a «1.800 esuberi e la cessione di 100 negozi».
Scendendo nel dettaglio, spiega ancora il sindacato, il piano previsto da Carrefour prevede 1.800 esuberi sull’intera rete di cui ben 170 nella sede centrale di Milano. Un taglio del personale diretto di oltre il 10% rispetto all’organico totale che a fine 2020 ammontava ad oltre 16.000 unità. Dopo la crisi degli Ipermercati, quindi, aggiunge Andreani, entra in discussione la tenuta dei formati Express e Market: verranno ceduti punti vendita tra i più performanti. Campania, Liguria, Lombardia e Lazio risultano le regioni del Paese più penalizzate. I punti in vendita nel dettaglio sarebbero 106 secondo la Filcams-Cgil e 615 posti equivalenti full time in esubero sul resto della rete e sulla sede: la conseguenza, secondo il sindacato, «è che saranno scaricate circa 1.800 persone». Il piano «si pone l’obiettivo di recuperare 31 milioni di euro sul costo del personale — spiegano dal sindacato — e prevederebbe la cessione di 106 supermercati e mini mercati a piccoli imprenditori nel corso del 2022 di cui 41 in Lombardia, 18 in Campania, 17 in Liguria, 16 nel Lazio, 6 in Toscana, 4 in Emilia Romagna, 3 in Piemonte e 1 in Abruzzo e che dovrebbero coinvolgere circa 1.000 lavoratori. L’impresa — viene quindi spiegato — non ha voluto indicare quali siano i punti vendita impegnandosi a farlo in futuro». A questi mille si aggiungono «i 615 equivalenti full time in esubero (che potrebbero corrispondere a 800 persone), 447 nella rete vendita e 168 nelle funzioni di sede.
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