Giustizia: Guglielmi (Md), aperta nuova stagione di attacchi. “Rispondere a nuova questione morale”

“Il livello delle aggressioni al presidente dell’Anm, dopo le dichiarazioni sul referendum, dimostra che si è aperta una nuova stagione di attacchi”. Lo ha affermato la segretaria nazionale di Magistratura Democratica, Mariarosaria Guglielmi, nella relazione con cui ha aperto il congresso di Firenze dell’associazione. “Nelle analisi più tranchant su dimensioni e gravità” della crisi della magistratura, secondo Guglielmi, “la cura proposta è radicale: la torsione dell’attuale assetto costituzionale, posto a tutela di una giurisdizione indipendente. La giurisdizione è l’obiettivo, dichiarato, di chi teorizza l’esistenza di un sistema, e in questa chiave rilegge indagini e processi: falsi racconti che ci chiamano direttamente in causa, e che vogliono sollevare le folle, riscrivendo la storia di una Giustizia asservita agli obiettivi politici dalla parte più ideologizzata della magistratura”. Secondo Guglielmi “siamo tornati al clima e ai metodi della più recente stagione di imperante populismo: la volontà del popolo contro i giudici-nemici del popolo, l’interesse dei cittadini contro privilegi della corporazione, i giudici che se vogliono interpretare le leggi devono farsi eleggere. E’ un argine che sta cedendo sotto il peso di questi attacchi ripetuti. E’ l’argine che in democrazia protegge le istituzioni dalle pericolose delegittimazioni”.
“La frequenza di indagini per fatti gravi e gravissimi che coinvolgono giudici e pubblici ministeri esige risposte immediate agli inquietanti interrogativi sulla gravità ed ampiezza della nuova questione morale, non solo sanzioni penali e disciplinari”, sostiene Guglielemi.
“Noi non possiamo più rinviare una riflessione – sggiunge – sugli scenari che si intravedono dietro inchieste, e arresti, sui contesti ambientali nei quali fatti e condotte si collocano; su tutte le zone d’ombra dove si annidano i fattori di degenerazione”. Secondo la segretaria di Md, la crisi innescata dallo scandalo delle nomine “ha mostrato in questi mesi pericolosi segnali di avvitamento intorno ad un intreccio, sempre più inestricabile, fra cause irrisolte delle degenerazioni e delle cadute; analisi incompiute e letture strumentali; proposte di cure sbagliate, tentativi di rinnovamento di facciata e progetti concretissimi, capaci di travolgere l’assetto costituzionale voluto a tutela di una giurisdizione indipendente”. (ANSA).
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Giustizia: Md, carriera pm separata riduce garanzie indagato ‘Sarebbe più vicino alle ragioni della polizia giudiziaria’
“Un ripensamento del sistema sanzionatorio, come quello operato dalla commissione Lattanzi può incidere favorevolmente sulla durata dei processi, permettendo sistemi alternativi di uscita dal processo collegati ad una visione di riparazione che sostituisca dove possibile quella puramente afflittiva. Sul processo stesso, anche gli interventi sugli snodi processuali (udienza preliminare, riti alternativi) possono svolgere una utile funzione deflattiva e quindi di accorciamento dei tempi della giustizia. Tuttavia la dimensione temporale dei processi non può essere disgiunta da una valutazione su un assetto strutturale e sugli interpreti del processo stesso, in primo luogo il pubblico ministero. In questo senso, un pubblico ministero separato dalla giurisdizione, nei fatti sarebbe sicuramente più vicino alle ragioni della polizia giudiziaria, rinunciando alla sua attuale posizione di garante delle ragioni dell’indagato”. Lo scrive in una nota Magistratura Democratica dando conto del dibattito in corso a Firenze dove si sta tenendo il congresso dell’associazione. “Rimane sullo sfondo – prosegue Md – la considerazione per cui abbreviare i tempi dei processi non è soltanto una risposta a una migliore efficienza, ma risponde anche a un’esigenza “etica” ravvisabile proprio nel rispetto dei soggetti coinvolti e dei loro tempi di vita. Le riforme annunciate della magistratura hanno due capisaldi, si evidenzia, l’esigenza di rendere più efficiente la risposta giudiziaria e quella di restituire credibilità alla magistratura. Ne hanno parlato, nella sessione del congresso di Md dedicata al Csm e all’ordinamento giudiziario, al diritto e al processo penale, Francesca Biondi, professoressa ordinaria di diritto costituzionale, Università di Milano-Statale; Giandomenico Caiazza, avvocato e presidente dell’Unione delle Camere penali italiane; Vittorio Manes, professore di diritto penale, Università di Bologna; Ezia Maccora, Tribunale di Milano; Stefano Musolino, Procura della Repubblica di Reggio Calabria; Andrea Natale, Tribunale di Torino. Ha coordinato Letizio Magliaro, Tribunale di Bologna. (ANSA).
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Giustizia: Md, correnti tornino luogo idee, Csm resti eletto  Congresso, ‘Inefficienza è nei meccanismi degenerati’
“Pare passare nel dibattito pubblico l’idea che la causa delle inefficienze e soprattutto della perdita di credibilità” della magistratura “stia nell’esistenza stessa dei gruppi associativi, delle ‘correnti’, piuttosto che nei meccanismi che hanno portato alla loro degenerazione, trasformandoli da luoghi ove si confrontano idee e modelli diversi di interpretazione del modello costituzionale, da inverare nel governo della magistratura, ad apparati rivolti soltanto a garantire protezione e vantaggi ai propri aderenti. Il confronto congressuale ha evidenziato come le prospettive di riforma debbano comunque inserirsi in un quadro costituzionale, e quindi prevedere un Csm eletto e non sorteggiato”. Così una nota di Magistratura Democratica diffusa dal congresso in corso a Firenze nel passaggio dedicato al recupero di credibilità della magistratura. “La drammatica caduta di credibilità della magistratura – si legge nello stesso comunicato -, terribilmente offuscata dalle vicende relative agli accordi spartitori per la nomina dei dirigenti di uffici giudiziari anche di primario interesse nazionale, che richiede una risposta in grado di restituire autorevolezza all’operato dei magistrati in qualsiasi ambito, per una difesa della funzione giurisdizionale, posta a tutela dei diritti di tutti. Lo scenario rende indispensabile individuare i rimedi alle criticità rilevate: non tutte le ricette possono portare ad effetti positivi, e quelle sbagliate possono “uccidere il malato”. “Il rimedio per restituire autorevolezza dall’operato del Csm – conclude Md – non passa attraverso un azzeramento delle associazioni, ma in una loro restituzione al compito originario di rappresentare sensibilità, orientamenti diversi nella prospettiva dell’inveramento dei principi costituzionali. L’autentica leva da utilizzare per restituire ai gruppi la loro funzione originale è quella di immaginare una magistratura come quella prevista dal disegno costituzionale, orizzontale, alla quale sia estranea l’ambizione ad un carrierismo fine a se stesso”. (ANSA).

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