“Il Codice degli appalti non può essere sospeso, perché le direttive europee non disciplinano tutti gli aspetti ed avremmo pericolosi vuoti normativi su parti essenziali. Certamente, in alcune parti va aggiornato e migliorato, ma usando il bisturi e non l’accetta, sapendo che ogni modifica inevitabilmente comporta anche un certo rallentamento, necessario per orientarsi nel nuovo contesto”. Lo ha spiegato Giuseppe Busia, presidente dell’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, in un’intervista a ‘La Repubblica’ dove commenta le polemiche relative alla bozza del Decreto Semplificazioni. Una delle parti più controverse della bozza è relativa all’eliminazione della soglia massima del 40% di lavori che si possono dare in subappalto. “Sui subappalti la Corte di Giustizia europea ha chiarito che le soglie fisse e generalizzate contrastano con la normativa Ue. Se la paura legata all’abolizione di un limite fisso si giustifica con il timore dell’infiltrazione criminale o mafiosa dobbiamo riconoscere che anche il precedente limite del 30%, come pure quello del 40% non vanno bene. Non possiamo essere così ipocriti da dire: accetto la presenza delle mafie negli appalti, purché rimanga nel limite del 40% o del 30%”. Per Busia la soluzione è nella digitalizzazione: “Grazie alla digitalizzazione diventa possibile controllare anche i subappaltatori, fare verifiche su di loro e non tollerare la presenza di mafiosi, nemmeno per il 30%. Inoltre, la Corte di Giustizia lascia spazio alla presenza di soglie in casi specifici, come le opere superspecialistiche: forse questo limite si può estendere ad alcune lavorazioni con maggiori rischi di infiltrazioni mafiose”. (ANSA).
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