Braccini, “abbiamo grandi marchi di aziende tra le più importanti al mondo che producono beni di lusso unici, ma le condizioni materiali dei lavoratori sono sempre più arretrate, la responsabilità delle imprese non finisce all’interno del perimetro aziendale, ma riguarda tutta la filiera”.
Firenze 23,03. 2021.- “Lavoratori Pakistani sospesi dal lavoro in un cantiere Nautico a Massa perché rivendicavano i loro diritti, lavoratori Polacchi non retribuiti in un cantiere Nautico a Piombino ed a cui applicavano il contratto del paese di provenienza, lavoratori del Bangladesh che lavoravano in vari cantieri nautici in Toscana e Liguria minacciati e picchiati: tutto questo è sfruttamento organizzato ed è dovuto ad un modello produttivo distorto fondato sull’arretramento delle condizioni dei lavoratori.
Questi lavoratori costruiscono parti di imbarcazioni che riconducono tutti ad importanti marchi della nautica, crediamo che ci debba essere una responsabilità in solido.
Abbiamo grandi marchi di aziende tra le più importanti al mondo che producono beni di lusso unici, ma le condizioni materiali dei lavoratori sono sempre più arretrate, la responsabilità delle imprese non finisce all’interno del perimetro aziendale, ma riguarda tutta la filiera.
Non è tollerabile che l’eccellenza della nautica in Toscana, che ha complessivamente un fatturato di 1,53 miliardi (45% del fatturato italiano) con 2900 imprese e 15.000 lavoratori addetti, che rappresenta il 40% della produzione mondiale delle barche sopra i 30 metri, risenta di questi gravi e inaccettabili ricatti verso lavoratori che spesso vengono da altri paesi per cercare un futuro migliore. Va ripensato tutto il modello di sviluppo prima che sia troppo tardi. Non esiste uno sviluppo fondato sull’arretramento delle condizioni dei lavoratori.
Va ripreso il tavolo regionale sulla nautica, va riordinato il settore, ognuno deve assumersi la responsabilità di costruire un modello migliore, improntato sul riconoscimento dei diritti dei lavoratori, della sicurezza nei luoghi di lavoro, della redistribuzione della ricchezza.
Vi è troppa illegalità nel settore, la corsa al profitto ha distrutto le professionalità.
Va ricostruita la catena del comando e delle responsabilità, il settore avrà un futuro se si cambia strada.
Siamo una repubblica fondata sul lavoro e non sul profitto privato, le concessioni pubbliche su cui risiedono i cantieri vanno rilasciate solo a chi favorisce uno sviluppo nell’interesse della collettività.
La Fiom sarà puntuale sull’azione sindacale e la lotta, sulla proposta, ma anche sulle azioni legali, cercando di arrivare a definire un protocollo sulla nautica toscana, ben sapendo che vi sono gravi ritardi ed il tempo è scaduto”.
Massimo Braccini, segretario generale Fiom Cgil Toscana