In pericolo 90mila posti di lavoro in Toscana, l’allarme della segretaria generale Cgil Dalida Angelini: “Ci vuole la proroga del blocco dei licenziamenti”
Il colloquio di Lucia Aterini con Dalida Angelini su Il Tirreno di oggi
Se il blocco dei licenziamenti dovesse essere cancellato (a fine marzo), le perdite dei posti di lavoro sarebbero tremende. Anche perché la Toscana è destinata ad avere indicatori più negativi rispetto alle altre regioni perché i settori che hanno risentito maggiormente della crisi Covid hanno più peso nella nostra regione. Secondo uno studio condotto da Ires (Istituto ricerche economiche e sociali) si calcola che oltre novantamila lavoratori potrebbero perdere il lavoro. Oltre la metà delle perdite di posti si riferiscono ai cinque settori che più hanno avuto conseguenze nella pandemia. Vale a dire il commercio, la manifattura, alloggio e ristorazione, attività di intrattenimento e trasporti che partivano a inizio 2020 con 763mi1a occupati pari al 45% dei lavoratori toscani (mentre in Italia rappresentano il 41%). Secondo Ires, in Italia, la stima di perdita rispetto al 2019 si aggira tra i 630mila e i 760mila degli occupati in questi settori, pari al 6-7,3%. In Toscana la previsione è peggiore essendo compresa tra il 6,3% e il 7,8% con un numero in unità che varia tra una perdita di 48mila e 60mila. Sul totale degli occupati, Ires prevede una perdita per l’intera economia toscana intorno al 5,1% vale a dire una diminuzione in termini di posti compresa tra 83mila e 92mila. I sindacati Cgil, Cisl e Uil hanno chiesto la proroga della cassa integrazione Covid e del blocco dei licenziamenti che scade il 31 marzo prossimo. «I settori trainanti sono le esportazioni e il turismo, quelli che nel 2009 ci hanno permesso di uscire dalla crisi – spiega la segretaria della Cgil Toscana, Dalida Angelini- e che ora ci mettono in condizione di pagare di più. Gli ammortizzatori Covici non sono stati concessi a tutti, ci sono voluti decreti per concederli a chi non ne aveva diritto. Per questo ora devono essere universali, indipendentemente dal tipo di azienda. C’è poi da ripensare a un modello di sviluppo». «Per il turismo e per il commercio – aggiunge poi il responsabile della Filcams Cgil Toscana Stefano Nicoli – gli strumenti di gestione della pandemia devono avere tempi più lunghi degli altri settori. Far venire meno quello che è stato messo in piedi finora significherebbe perdere posti e anche la professionalità che è stata acquisita»