La scelta di Renato Brunetta come Ministro della Pubblica Amministrazione è quanto di più antitetico ai concetti di coesione, innovazione, investimenti nella partecipazione per gestire la transizione digitale e organizzativa in modo democratico e partecipato. Al Ministro che disse ai precari “Siete l’Italia Peggiore” assicuriamo che non abbiamo dimenticato
Una stagione di grande innovazione. Una stagione di grande complessità sociale. La crisi pandemica determina sfide sociali, economiche, democratiche che richiedono un progetto di società in grado di cogliere la sfida della sostenibilità, della giustizia sociale, delle competenze diffuse come fattore rigeneratore di un sistema produttivo che può e deve ripensarsi puntando sulla qualità (sicurezza, tempi di lavoro, valorizzazione dei saperi e delle abilità).
Il sistema pubblico non a caso è l’asse trasversale che viene messo al centro della programmazione europea e nazionale. Le pubbliche amministrazioni sono la precondizione, la matrice su cui la scommessa della ripartenza, della capitalizzazione degli investimenti pubblici, del raggiungimento di obiettivi sociali che una società contemporanea, nella dimensione globale, non può non avere come orizzonte: piena occupazione, protezione sociale, conoscenza, salute, fisco equo, giustizia efficiente.
Smart, accessibile, vicina, interagente, di prossimità : una rivoluzione copernicana nella pubblica amministrazione che ha a che fare con l’investimento nel potenziamento delle competenze, dell’occupazione, del cambiamento organizzativo, della digitalizzazione, della valorizzazione delle competenze avanzate, della reingignerizzazione dei servizi ai cittadini, di una diversa politica di rigenerazione urbana, di investimento vero nella prossimità democratica e sociale, di una nuova, piena ed esercitabile cittadinanza digitale.
Coesione sociale è stato coram populo l’appello che ha preceduto la formazione del Governo Draghi. Ora di fronte a ciò la scelta di Renato Brunetta come Ministro della Pubblica Amministrazione è quanto di più antitetico ai concetti di coesione, innovazione, investimenti nella partecipazione per gestire la transizione digitale e organizzativa in modo democratico e partecipato.
E’ in assoluto il Ministro che nella storia della Repubblica di più ha generato conflitto sociale, è intervenuto delegittimando la funzione sociale del valore pubblico, ha bloccato la contrattazione accanendosi in particolare a limitare la contrattazione decentrata, ha sottratto l’organizzazione del lavoro all’autonomia delle parti aumentando le misure orientate alla logica punitiva di dipendenti e dirigenti, ha usato leve come la produttività in una logica punitiva, la formazione come benefit e non come diritto del lavoratore all’aggiornamento costante, ha favorito esternalizzazioni e precariato per privatizzare spazi di mercato di servizi essenziali e fare dumping con le condizioni di lavoro del settore pubblico, non si è mai preoccupato della sicurezza sul lavoro ma ha ridimensionato diritti come il trattamento della malattia.
Non è veramente comprensibile questa scelta se l’obiettivo del paese è una pubblica amministrazione più efficiente, efficacia e vicina ai cittadini, innovata e digitale. Non è credibile pensare che anziché investire sulla partecipazione dei lavoratori, anche chiedendo un apporto maggiore in una fase difficile, si scelga l’emblema della lesione della dignità del mondo pubblico, mortificato da etichette ingenerose, delegittimato nella sua funzione di garanzia dei diritti Costituzionali, scatenando la rabbia dell’opinione pubblica contro i lavoratori con l’intento di favorire la privatizzazione dei servizi pubblici nei Governi più neoliberisti che hanno governato il Paese. 2009 – 2021, la Fp Cgil c’era e ci sarà.
Il settore pubblico è un bene comune, che funzioni bene e sia efficace è interesse di tutti, cittadini e lavoratori. Noi all’innovazione non rinunciamo, noi alla partecipazione delle lavoratrici e lavoratori ai cambiamenti organizzativi non rinunciamo, noi alla lotta alla precarietà non rinunciamo.
Ascolteremo il programma, misureremo gli interventi proposti dal Ministro perché siamo un Grande Sindacato ma non ci rassegneremo a tornare al 2009, noi guardiamo al Futuro e alle nuove generazioni.
Al Ministro che disse ai precari “Siete l’Italia Peggiore” assicuriamo che non abbiamo dimenticato, dopo oltre 10 anni abbiamo riconquistato la Contrattazione, avviato le stabilizzazioni, presentato la nostra proposta di riforma professionale e il piano straordinario per l’occupazione.
Serena Sorrentino, segretario generale Fp Cgil Nazionale