Partiamo da un assunto a carattere scientifico: per debellare la pandemia è necessario un piano vaccinale da attuarsi in tempi strettissimi e su ampia scala. Se il processo di vaccinazione sulla popolazione avviene in un lasso di tempo eccessivamente diluito, il virus corre ai ripari mutando in molteplici varianti, dando così seguito alla sua inarrestabile diffusione. Per questo motivo serve un intervento straordinario, per la salute e la ripresa economica.
Ormai non passa giorno che dal mondo scientifico ed industriale non arrivino pareri, ben oltre i nostri confini provinciali, in linea con la direzione tracciata ad inizio gennaio dalla FILCTEM, il sindacato dei chimici farmaceutici della CGIL di Siena: è indispensabile che le grandi aziende farmaceutiche specializzate nelle diverse fasi di produzione dei vaccini collaborino unendo le loro forze, mettendo a fattor comune le loro specifiche potenzialità e conoscenze.
Qualcosa sembra muoversi in tal senso, visto che l’appello diffuso da immunologi e virologi di indiscussa fama internazionale nelle ultime settimane è stato accolto da due grandi case farmaceutiche: Sanofì e Novartis, le quali, ognuna mettendo a disposizione i propri impianti, si sono rese disponibili per colmare le difficoltà produttive dichiarate da Pfizer/Biontech.
Tutto tace invece da GSK, la multinazionale britannica leader nel mondo, le cui linee di infialamento e confezionamento presenti sul sito di Rosia alle porte di Siena sono considerate all’avanguardia nel rispetto delle più ferree norme di sicurezza e garanzia qualitativa dei vaccini, con un potenziale produttivo enorme, pari a 100.000 fiale monodose al giorno per ogni linea di produzione. Per meglio capire il ruolo che GSK potrebbe ricoprire nell’attuale situazione, basti pensare che qualora accettasse di fare la sua parte infialando, per esempio, il vaccino Pfizer (che come è noto contiene dalle cinque alle sei dosi per flacone) in un solo mese potrebbe consegnare l’equivalente di 15 milioni di vaccini contro il corona virus. Uno scenario ripreso anche dal Presidente nazionale di Confindustria Bonomi nel corso di una trasmissione televisiva andata in onda domenica.
Aziende specializzate nel settore non hanno dubbi: tempo 3-4 mesi e qualsiasi linea produttiva già attiva per infialare vaccini può essere predisposta e validata a tale scopo.
Non c’è tempo da perdere, a partire da Eugenio Giani e Simone Bezzini, Presidente della Regione Toscana e Assessore Regionale alla Sanità, fino ad arrivare al Commissario Straordinario per l’emergenza Arcuri, si deve capire che puntare tutte le attenzioni solo sul farmaco che è allo studio in TLS è un errore; le due cose possono e devono convivere, è senz’altro giusto continuare sulla strada per la ricerca di un valido prodotto terapeutico, ma se in tempi rapidi non freniamo la contagiosità del virus attraverso la vaccinazione, tutti gli sforzi e i sacrifici di questi mesi potrebbero rivelarsi inutili.
FILCTEM CGIL Siena