“Tutti dicevano che la precedente recessione, quella del 2009, era la peggiore del dopoguerra: ora però i valori sono negativi e peggiori. Siamo partiti da 105mila poveri in Toscana, nel 2020 per qualche mese siamo arrivati a 227mila poveri, scesi a 121mila dopo gli interventi di aiuto. Nel 2021 però ci aspettiamo un incremento di 58mila nuovi poveri”. Lo ha detto il vicedirettore dell’Irpet Nicola Sciclone, durante un intervento in Consiglio comunale a Firenze, oggi incentrato sulle ripercussioni economiche del Covid in città. Sciclone ha sottolineato che “il mercato del lavoro è ibernato, ma nel 2021 rischia di implodere se la congiuntura non riparte in modo adeguato. Rispetto al 2009 abbiamo molti lavoratori in cassa integrazione”. La produzione industriale “a Firenze è calata del 19%, più della Toscana, che ha un -17%. Peggio di Firenze ci sono Prato e Arezzo, per i problemi nei settori del tessile, dell’oreficeria e della moda”. Per il vicedirettore dell’Irpet tra i vantaggi che può avere Firenze per una ripresa c’è quello “della multisettorialità. Rispetto ad altri territori questa città ha più carte da giocare, ha un tessuto variegato di imprese, più competenze da cui ripartire. Ha poi in cantiere una serie di investimenti infrastrutturali che sono molto importanti”. (ANSA).
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