Landini: “Sbagliato non coinvolgere il mondo del lavoro per cambiare il paese”

 

Il governo sta davvero sbagliando. Non è questo il metodo: non si può pensare di disegnare il futuro dell’Italia, grazie alle straordinarie risorse che arrivano dall`Europa, senza coinvolgere, nelle decisioni strategiche e sui risultati attesi, il mondo del lavoro. È un errore”.

Ma come, Landini, il presidente Conte ha detto che la prossima settimana incontrerà le parti sociali sul Recovery Plan. Cosa c’è che non va?

“Proprio questo: apprendo, appunto, dai giornali che lunedì prossimo ci sarà una riunione del Consiglio dei ministri che deciderà sia la governance per la gestione degli investimenti, sia i progetti e che poi ci sarà un confronto con le parti sociali. Trovo sbagliato questo metodo già, purtroppo, utilizzato per la legge di Bilancio. Tra l’altro, non erano questi gli impegni presi dal governo con i sindacati ad ottobre”.

Lei chiede un ritorno alla vecchia concertazione, con i sindacati che pongono i veti? Per questo protesta?

“Macché. Non chiedo la concertazione sul modello de1993: non dobbiamo entrare in Europa perché ci siamo già. Né chiedo di discutere sui singoli progetti. Rivendico il diritto del mondo del lavoro di partecipare alla costruzione di un nuovo modello sociale e di sviluppo. La prospettiva che abbiamo davanti è straordinaria: mai abbiamo avuto la disponibilità di risorse così ingenti per investire e cambiare il Paese. Pensi, ad esempio, agli obiettivi di politica energetica e industriale; pensi alla mobilità, all’auto elettrica, ai processi di istruzione e di formazione permanente che tutto ciò comporterà. Bene: noi su tutto questo vogliamo poter dire la nostra”.

È il mestiere del sindacato?

“Certo, siamo noi che rappresentiamo il mondo del lavoro. Quel che succederà riguarderà profondamente la vita di tutti noi”.

Insomma la pensa come il presidente della Confindustria, Carlo Bonomi, che ha criticano il governo per non aver ancora convocato le parti sociali sul Recovery Plan?

“Forse ci divideremo sugli obiettivi, ma sul metodo sono d’accordo con il presidente Bonomi. Non si può continuare a informare le parti sociali a cose fatte. Guardi che in piena pandemia si è definito il protocollo sulla sicurezza che ancora ora garantisce la possibilità di lavorare, e il ruolo delle parti sociali è stato fondamentale. Non mi è chiaro perché ora che si deve riprogettare il Paese il governo pensi di poter fare da solo”.

È il primato della politica.

“Ed è proprio questo che contesto. Siamo in un momento di cesura. Per questo rivendico un ruolo diverso dei sindacati. Il 2021deve essere l’anno in cui costruire nuovo lavoro, non l’anno dei licenziamenti. Abbiamo di fronte un’occasione unica per riformare gli ammortizzatori sociali, le politiche attive per il lavoro, il fisco, la pubblica amministrazione. Ma ci si rende conto che senza il coinvolgimento di chi lavora tutto questo sarà molto difficile?”.

Cosa c`entrano la riforma del fisco o degli ammortizzatori sociali con il Recovery Fund? “Sono questioni cruciali, aggiuntive, strategiche. Ed è anche di questo che vogliamo discutere. Come pensiamo di utilizzare al meglio i 209 miliardi del Recovery Fund se non si fanno anche queste riforme?”.

Ma lei che pensa dell`idea di affidare a sei manager la guida dei progetti del Recovery Plan? “Perché sovrapporre manager esterni alla struttura amministrativa esistente che così rimarrebbe immodificata? Bisogna invece creare un nucleo di dirigenti generali (anche più di sei, se necessario), se si vuole anche presi dall’esterno, ma inseriti nella struttura dello Stato avviando così una prima fase della riforma della pubblica amministrazione”.

Secondo lei i dirigenti pubblici sono in grado di rispondere a un progetto così ambizioso? “Certo, ma soprattutto è l’Unione europea che ci chiede di sfruttare questa occasione per riformare la nostra pubblica amministrazione. Sarebbe utile promuovere un grande bando pubblico per assumere diecimila giovani con le necessarie competenze e mettere così in grado i Comuni e le Regioni di svolgere la loro azione di progettazione e realizzazione degli interventi”.

Resta il fatto che mercoledì, subito dopo la festa dell`Immacolata, scioperano i dipendenti pubblici per il rinnovo del contratto. Ma le sembra ragionevole chiudere gli uffici in questo momento così delicato perché non sono sufficienti gli aumenti, previsti dalla legge di Bilancio, per il pubblico impiego mentre centinaia di migliaia di lavoratori stanno perdendo il posto? “Non abbiamo indetto uno sciopero solo per una questione salariale, che pure esiste se si vogliono rilanciare i consumi. È un anno che chiediamo il rinnovo del contratto per ridurre la precarietà, di decidere nuove assunzioni, gestire i cambiamenti digitali e valorizzare le professionalità nel lavoro. Scioperiamo per cambiare la pubblica amministrazione”.

Ritiene che i cittadini lo capiscano?

“Penso che i cittadini sappiano ben distinguere tra servizi pubblici efficienti e inefficienti. E conoscano bene gli effetti disastrosi dei tagli indiscriminati agli organici che sono stati fatti negli anni passati. Pensi sola a quel che è successo nella sanità e alla precarietà esistente nella scuola”.

Già, ma il principale partito di governo, il M5S, ha deciso di non ricorrere ai 36 miliardi del prestito del Mes proprio per rinforzare la sanità pubblica.

“Ecco: secondo lei i cittadini capiscono perché? E capiscono le voci sul rimpasto o sulla sostituzione dei ministri? E il momento di battersi per un Mes europeo che rafforzi la sanità pubblica in tutta Europa”.

Comunque, tornando ai contratti pubblici, il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha detto che il governo è disponibile al confronto.

“Finora non ci ha convocato nessuno”.

Di Roberto Mania da ‘la Repubblica’ (06.12.2020)

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