Sono circa 180mila i lavoratori del comparto agroalimentare “particolarmente vulnerabili” e “soggetti a fenomeni di sfruttamento e caporalato”. E’ quanto rileva il quinto rapporto su agromafie e caporalato realizzato dall’osservatorio “Placido Rizzotto” della Flai-Cgil, che fotografa la situazione degli ultimi due anni (ottobre 2018-ottobre 2020) sulle criticità dei rapporti di lavoro dovute a contratti ingannevoli e a raggiri.
Lo studio si sofferma anche sulla regolarizzazione dei lavoratori stranieri, in particolare di quelli occupati nell’agroalimentare. Le domande presentate al 15 agosto erano 207.542, di cui circa 30.694 riguardanti il settore primario comparabile alla cifra rilevata nel 2003 con la “grande sanatoria”.
Tra le maestranze straniere un posto di rilievo, sottolinea la Flai, è dato dalla componente femminile. L’impiego in agricoltura costituisce il settore dove si riversa una parte delle donne migranti, dopo il lavoro domestico e di cura. Le paghe sono mediamente minori, mentre gli orari di lavoro sono pressoché assimilabili a quelli dei colleghi maschi. Anche le donne, come gli uomini, sono reclutate da caporali o da datori di lavoro che mirano a sfruttare a loro vantaggio la loro maggiore vulnerabilità e ricattabilità.
Lo sfruttamento non si concentra nel Meridione, ma è presente “in modo consistente” anche nelle altre aree del Paese. Su 260 procedimenti monitorati dalle Procure più della metà (143) non riguardano il Sud. Il Veneto e la Lombardia sono le regioni che seguono più procedimenti. Così anche le Procure dell’Emilia-Romagna e del Lazio, con Latina al primo posto, nonché della Toscana con Prato. Tra quelli esaminati l’agricoltura è il settore maggiormente rappresentato con 163 procedimenti.
“Il lavoro va posto al centro dell’ag6nda politica del Paese. Il riconoscimento pieno dei diritti, della tutele, della dignità del lavoro è la condizione per uscire da un’emergenza drammatica e per prospettare un nuovo modello di sviluppo. Per questo c’è bisogno di contrastare lo sfruttamento e il caporalato, che che calpestano i diritti e la dignità del lavoro”. Lo scrive il leader della Cgil, Maurizio Landini, nella prefazione al rapporto.
“La pandemia – sottolinea – mette in crisi le impostazioni fin qui ritenute intangibili della vita collettiva. Colpisce tutti i Paesi del mondo portando con sé numerosissime vittime. Le sue conseguenze sono ancor più devastanti per i più deboli”. TN da ildiariodellavoro.it
così in ansa.it
“Il caporalato è mafia ed esiste anche al Nord”, ha detto la ministra delle Politiche agricole, Teresa Bellanova, nel suo intervento, secondo la quale questa battaglia deve riguardare tutti i settori economici, “cosa che io avrei già voluto fare con la norma sulla regolarizzazione che ha interessato solamente agricoltura e lavoro domestico, perché c’è tanto lavoro nero e tanto caporalato anche nell’edilizia, nella ristorazione e nella logistica”. E proprio per combattere il caporalato la ministra ha annunciato il Calendario delle colture, un vero e proprio Osservatorio del fabbisogno agricolo con uno stanziamento di 150 mila euro per il triennio 2020-2022 attraverso il riparto dei fondi del Mipaaf.
A lanciare la proposta di tornare al collocamento pubblico è il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini. “Se vogliamo ricostruire una questione di domanda e offerta precisa – ha detto il sindacalista – serve tornare alla costruzione di un collocamento pubblico facendo gli investimenti necessari; per combattere le mafie, uno degli elementi di fondo è proprio ricostruire una credibilità nelle istituzioni pubbliche e nel funzionamento pubblico”.
Il Rapporto, infine, mette a fuoco il nodo della catena del valore che caratterizza il settore agro-alimentare, individuando in 12 euro l’ora il salario minimo per soddisfare il giusto reddito del datore di lavoro e allo stesso tempo non penalizzare e sfruttare il lavoro delle maestranze occupate. Si tratta di una cifra per le attività di raccolta e non per le più professionalizzate, che dovrebbe permettere di ridurre lo sfruttamento che si concentra nelle prime fasi della filiera, dove l’impiego dei caporali trova la sua massima e ampiamente distorsiva funzionalità. (ANSA).
Caporalato: Flai Cgil, 180 mila i vulnerabili in agricoltura. Rapporto Agromafie Oss. Rizzotto, 12euro/ora salario minimo equo
Sono 180 mila i lavoratori in agricoltura in Italia particolarmente vulnerabili e quindi soggetti a fenomeni di sfruttamento e caporalato. E’ uno dei dati che emerge nel V Rapporto Agromafie e caporalato dell’Osservatorio Placido Rizzotto/Flai Cgil, presentato questa mattina, che fotografa con nuovi parametri rispetto alle passate edizioni, lo sfruttamento lavorativo a 360 gradi degli ultimi due anni nel settore agroalimentare.
Concentrato su diversi aspetti che offrono una visuale sfaccettata del fenomeno, il Rapporto evidenzia luci e ombre delle ultime disposizioni normative a partire dalla legge 199/2016 contro il caporalato. Per comprenderne l’efficacia, sono stati analizzati 260 procedimenti penali riguardanti tutti i settori, da cui emerge come lo sfruttamento non si concentri nel Meridione, visto che 143 non riguardano il Sud Italia.
Il Veneto e la Lombardia, infatti, con le Procure di Mantova e Brescia, sono le Regioni che seguono più procedimenti; così le Procure dell’Emilia-Romagna e quelle del Lazio, Latina al primo posto, nonché della Toscana con Prato. Tra i procedimenti esaminati l’agricoltura è il settore più rappresentato con 163.
Il Rapporto ha poi indicato in 12 euro l’ora il salario minimo da erogare per soddisfare il giusto reddito del datore di lavoro e allo stesso tempo non penalizzare/sfruttare il lavoro delle maestranze occupate. Si tratta di una somma per le attività di raccolta e non per le mansioni più professionalizzate, che dovrebbe permettere, anche in base a verifiche, di ridurre progressivamente lo sfruttamento che si concentra nelle prime fasi della filiera, quella dove l’impiego dei caporali trova la sua massima e ampiamente distorsiva funzionalità. (ANSA).