Ue, il divario salariale tra i sessi non terminerà prima del 2104. In Italia nel 2074

La confederazione sindacale europea: negli ultimi 8 anni il gap tra uomini e donne si è ridotto dell’1%. Von der Leyen deve mantenere gli impegni presi

Il divario salariale tra i sessi nella Ue non sarà eliminato fino al prossimo secolo, al ritmo attuale dei cambiamenti. È quanto emerge da una ricerca della Confederazione sindacale europea (Ces) che denuncia i ritardi nell’azione promessa dalla Commissione. I dati Eurostat mostrano che il divario retributivo di genere nella Ue si è ridotto dell’1% negli ultimi otto anni, il che significa che le donne aspetteranno altri 84 anni per raggiungere la parità retributiva se le tendenze attuali continueranno.
Senza misure vincolanti sulla parità, rileva la Ces, il divario di retribuzione continuerebbe a crescere in nove Stati membri. Le donne in Germania e in Cecenia aspetteranno fino al 2121 per la parità, mentre il divario si sta riducendo così lentamente in Francia (0,1% dal 2010) che ci vorranno più di mille anni per raggiungerla.
Le donne italiane, sempre secondo le stime della Ces, dovranno aspettare fino al 2074.

Lavoro: Carfagna, carriera donna leva per rilancio economia
“Ho accettato con grande piacere a far parte del comitato tecnico scientifico perché sono convinta da sempre che il tema dell’occupazione, dell’empowerment femminile, delle carriere, del raggiungimento per le donne di posizioni apicali, sia cruciale per il nostro Paese e sia una leva decisiva per il rilancio della nostra economia”. Lo ha scritto, in una lettera, la vicepresidente della Camera dei deputati Mara Carfagna, che ha scelto di far parte del comitato tecnico scientifico del progetto presentato a Firenze ‘Donne & Governance’, che vuole aumentare il ‘potere’ femminile nei ruoli decisionali e di governo del territorio. “I dati – ha aggiunto Carfagna – parlano chiaro, e vengono da Bankitalia: se lavorasse il 60% delle donne il Pil crescerebbe di 7 punti percentuali. Invece in Italia lavora una donna su due, al Sud una donna su tre, anche se le donne, soprattutto quelle più giovani, si laureano di più e sono più preparate dei loro coetanei. Eppure le nostre ragazze fanno più fatica a trovare lavoro e quando lo trovano è spesso precario o discontinuo. Questo accade anche perché il peso del lavoro domestico e della cura dei familiari ricade per lo più sulle donne. Se vogliamo che sempre più donne possano pronunciare quello che chiamo ‘il doppio sì’, alla carriera e alla famiglia, è fondamentale che si investa strutturalmente nell’avviamento di nuovi asili nido, nel potenziamento dell’assistenza domiciliare per gli anziani e nei centri diurni per i disabili”. Per Carfagna è necessario “mettere in moto un circolo virtuoso: le donne che lavorano danno lavoro a altre donne, accrescendo la ricchezza di tutte le famiglie e di tutti gli italiani, riducendo disuguaglianze e ingiustizie. Next generation Eu e Recovery Fund rappresentano un’occasione storica che deve essere colta per raggiungere la parità”. (ANSA).

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