Cgil Cisl Uil con i sindacati dei militari contro il testo di riforma approvato alla Camera

Quella dei sindacati militari è una protesta giusta e sacrosanta che Cgil, Cisl e Uil condividono e sostengono con convinzione.
Infatti il testo della riforma approvato alla Camera rappresenta un vero e proprio passo indietro, anche rispetto alla stessa sentenza della Corte Costituzionale.
È come se la sentenza, invece di innescare nella politica il desiderio di recuperare il tempo perduto e di farsi perdonare la lunga negazione di un diritto costituzionale per una intera categoria di lavoratori, abbia rimesso in moto la tenace ostilità al rinnovamento del mondo militare.
Il testo di legge infatti indica che di fronte a qualsiasi contenzioso sindacale si debba ricorrere al TAR e non, come è normale che sia, al Giudice del lavoro. E poi, particolare allarmante, le materie affidate alla contrattazione fra le Amministrazioni e i Sindacati Militari escludono gli aspetti ordinari della vita lavorativa in tempo di pace, rendendo di fatto inesistente l’esercizio sindacale.
Insomma, si potrebbe aprire davvero e finalmente una pagina nuova se la Politica comprendesse prima di tutto che per 70 anni in Italia la Costituzione è stata ignorata e operasse una azione riformatrice tale da recuperare quel processo mancato di modernizzazione delle strutture militari in termini di inefficienze, di malessere lavorativo e di “separatezza” dalla società civile.
La riunificazione del mondo del lavoro non è solo una legittima aspirazione dei lavoratori, ma è prima di tutto una esigenza costituzionale e democratica.
Tutto ciò appare di fatto come una chiara forzatura da parte di chi vuole una riforma di tipo
corporativo. La sentenza infatti vieta ai militari di aderire ad altri sindacati, ma non vieta agli stessi sindacati militari di avere relazioni con altri. Dice che queste relazioni non possono essere organiche, ma non vieta che possano esistere rapporti e contatti.
Riteniamo quindi che i motivi di tanta resistenza al cambiamento siano soprattutto di natura culturale dato che abbiamo categorie delle forze dell’ordine sindacalizzate come la Polizia di Stato e la Polizia Penitenziaria.
Nessuno può dire che tale sindacalizzazione abbia mai provocato problemi sul funzionamento e l’organizzazione delle strutture. Semmai il contrario: grazie alla partecipazione dei lavoratori
l’organizzazione delle stesse è stata ottimizzata.
Una regolamentazione esistente che rappresenta, a nostro parere un modello da prendere a riferimento per una moderna ed efficace Legge di riforma.
Tutto ciò va poi messo in relazione con la quotidianità di un atteggiamento da parte delle varie Amministrazioni, che esclude dalle convocazioni le sigle già costituite che nel frattempo hanno hanno avuto il riconoscimento formale da parte dello stesso Ministro competente, il quale continua a convocare i vecchi Cocer. Addirittura il Ministero della Difesa non ha convocato i sindacati per una discussione sul contratto quando la stessa sentenza della Corte dice esplicitamente che i Sindacati sono immediatamente riconosciuti e operativi.
Siamo di fronte ad una volontà politica che in maniera esplicita agisce per impedire l’applicazione della sentenza. Fanno dunque bene i Sindacati Militari a protestare e a mettere in evidenza queste anacronistiche incongruenze e noi, per quanto di nostra competenza, li sosterremo.

 

Pulsante per tornare all'inizio