Empoli: gli infortuni sul lavoro crollano ma Š solo un altro effetto della crisi. L’allarme Cgil

Diminuiscono le malattie professionali e crollano gli infortuni sul lavoro, nell’empolese. A leggere i dati snocciolati dall’Asl nella sua relazione sanitaria annuale verrebbe da pensare di essere passati nell’emisfero opposto. E invece no. Succede nell’Empolese Valdelsa, cos come in tutto il territorio della Toscana Centro e in quello regionale. Solo che il fenomeno ha bisogno di una spiegazione – fornita dalla stessa Asl – che squarcia il velo di ottimismo calato dai numeri e rigetta nell’inquietudine della realt…. Ad abbattere le cifre, insomma, non sarebbe stato un netto miglioramento delle condizioni di lavoro e degli standard di sicurezza negli ambienti. No, semmai la ragione Š da ricercarsi nella crisi.Crisi matrigna. Proprio lei, ancora lei. Si lavora in maniera pi— discontinua, la precariet… dilaga e la paura di perdere il lavoro influisce sulle denunce di infortunio. I redattori della relazione sanitaria per spiegare cosa sta accadendo si affidano al concetto di presenteismo, ®ovvero la tendenza dei lavoratori nei momenti di crisi economica e minacce per il posto di lavoro a rinunciare a giorni di assenza per infortuni lievi, rientrando al pi— presto in azienda ed evitando cos di andare in infortunio a carico dell’Inail con conseguenti maggiori oneri per il datore¯. I numeri. Ed ecco che un calo cos marcato degli incidenti (il 30% in cinque anni) e un’incidenza minore delle malattie professionali (il 32% in due anni, anche se qui pesano anche altre variabili) diventano fenomeni pi— plausibili, pi— aderenti al quotidiano. Anche perch‚ 874 infortuni in un anno, seppure possano sembrare poca cosa rispetto ai 1. 293 di cinque anni prima, non sono certo trascurabili. Da sottolineare come dal 2010 in poi il calo Š stato costante: 1. 167 nel 2011, 1. 001 nel 2012, 988 nel 2013 e 980 nel 2014.Infortuni gravi. E poi, seguendo il ragionamento dei tecnici Asl che per ripulire i numeri hanno scelto il criterio della gravit… delle lesioni riportate, risulta evidente che in oltre un terzo dei casi le conseguenze dell’infortunio sono state serie, quando non serissime. Per incidenti sul lavoro gravi, infatti, si intendono quelli che per definizione ®danno esito a morte, a danno permanente di qualunque grado o ad un periodo di inabilit… temporanea di almeno trenta giorni¯. Il territorio della ex Asl 11 di Empoli da questo punto di vista Š quello con la percentuale maggiore: sugli infortuni registrati nel 2015 (ultimo anno preso in considerazione dall’azienda sanitaria nella sua relazione) il 35% Š grave, a fronte del 33% di Prato, del 31% di Pistoia e del 29% di Firenze. A questo proposito fa ancora pi— impressione un altro dato preso in considerazione dall’Asl nel suo report, cioŠ gli anni di vita perduti per morte precoce o destinati ad essere vissuti in disabilit… a causa di infortunio sul lavoro: nel circondario nel 2015 sono stati 490 tra quelli andati in fumo e quelli vissuti peggio rispetto alla media.Anche la lettura data dalla Cgil di zona collima con quella della relazione. ®? indubbio che il peggioramento delle condizioni di lavoro sono all’origine di questo trend – commenta Rossano Rossi, segretario provinciale Cgil – pu• sembrare un paradosso, ma non lo Š. Da una parte Š calata l’occupazione e dall’altra i lavoratori di fronte ad un’occupazione pi— insicura e ai ricatti padronali siano pi— propensi a mascherare un infortunio sul lavoro. Il fenomeno Š pi— marcato nelle aziende pi— piccole e in particolar modo nei settori dell’agricoltura e dell’edilizia, dove i rapporti di lavoro sono peggiori. In tutto questo non Š da trascurare la connivenza di certi datori di lavoro¯.Alcuni spunti diversi li offrono i numeri sulle malattie professionali. I dati su quelle indennizzate evidenziano un andamento pi— o meno costante tra il 2010 e il 214 (quando ci si attesta intorno ai 50 casi), fino al crollo del 2015 quando ne sono state registrate 35. I motivi? Ovviamente i tempi di definizione pi— lunghi rispetto agli infortuni. Ma anche la scarsa propensione a intentare una causa, visti gli ultimi esiti: la vicenda dei vetrai (di cui parliamo a fianco) ne Š un esempio evidente.E sulle malattie professionali pesa la vicenda degli ex vetraiSecondo Rossano Rossi, segretario provinciale della Cgil si tratta per Empoli di una ®ferita ancora aperta, che grida vendetta¯. Ed Š tra ®i motivi all’origine del calo delle malattie professionali registrato dall’Asl¯. Si tratta della vicenda degli 80 ex vetrai empolesi, ai quali Š stata prima riconosciuta una maggiorazione contributiva per aver lavorato a contatto con l’amianto e poi ritirata con una sentenza della Cassazione dopo tre anni, con tanto di richiesta di restituzione dei benefici fino ad allora goduti. ®? un precedente clamoroso – continua Rossi – che serve da deterrente per ciascun lavoratore che voglia far riconoscere una propria condizione di svantaggio subita sul posto di lavoro e che testimonia il disconoscimento delle malattie professionali da parte degli enti preposti¯. Tutto cominci• nel 1995 con le prime richieste amministrative.Poi negli anni Duemila, grazie al supporto del sindacato, partirono le prime cause per 400 ex vetrai empolesi, molti dei quali affetti da asbestosi o addirittura colpiti da mesotelioma. In primo grado vennero accolte le richieste di una maggiorazione contributiva, cioŠ la rivalutazione dell’assegno o un anticipo pensionistico. Poi, per•, dopo alcuni anni la Cassazione mut• il proprio indirizzo e inizi• a negare i benefici sulla base del dpr 639 del 1970, che prevede la prescrizione e decadenza delle prestazioni previdenziali per dare certezza ai bilanci dello Stato. All’epoca oltre 300 avevano la sentenza gi… passata in giudicato. Ma gli 80 ex vetrai che si erano mossi dopo e che avevano il procedimento ancora aperto sono stati costretti a rinunciare ai benefici e a restituire quanto anticipato in virt— della sentenza di primo grado. Senza pi— pensione e con migliaia di euro da versare allo Stato.(L’ARTICOLO E’ USCITO SU LA NAZIONE DI OGGI)

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