Finalmente, l’Europaÿ ( in larga parte) ha deciso di aprire le frontiere ai migranti, si iniziato a parlare in termini positivi di questo fenomeno, di queste migliaia di giovani donne e di giovani uomini che arrivano sul nostro continente. E’ un’inversione di tendenza: gli immigrati non sono pi un elemento di ?disturbo? per il nostro quieto vivere, ma diventano decisivi per la nostra crescita sociale ed economica.ÿE’ proprio in questi giorni che Leonid Bershidsky ha pubblicato, per conto di Bloomberg, uno studio che evidenzia il fatto che l’apporto degli immigrati nelle societ occidentali, ed europea in particolare, imprescindibile. Addirittura, se vogliamo mantenere il nostro ?tasso di benessere? saranno necessarie 42 milioni di nuove persone attive entro il 2020 e addirittura 250 milioni entro il 2060 in tutta Europa.A fronte di un invecchiamento progressivo della popolazione europea, nel 2050 ci troveremo con solo 2 persone in et lavorativa per ogni pensionato, oggi in Europa sono 4. In Italia in particolare ci troveremo con 20 milioni di persone in et attiva a fronte di 38 milioni di potenziali pensionati (2050). L’arrivo dei migranti in Europa quindi indispensabile anche per le nostre pensioni. Il fatto poi che i lavoratori migranti sono, in media, pi giovani degli europei, essi percepiscono un basso numero di pensioni facendo salire ancor pi il rapporto tra gli importi versati e quelli ricevuti come pensioni. Inoltre una parte di loro rischia di non percepire niente perch potrebbero tornare ai loro paesi d’origine.ÿÿMa ancora, gli stranieri sono fondamentali anche per i nostri conti pubblici: in Italia nel 2014 i lavoratori stranieri hanno versato di IRPEF 6,8 miliardi di euro ricevendo meno di 2 miliardi di euro di welfare, insomma il loro contributo per l’economia nazionale superiore a quanto essi ricevono. A ben vedere quindi l’arrivo dei migranti, al di l del carattere umanitario, positivoÿ anche in termini economici, per noi Occidentali e chi oggi afferma che sono un peso per le nostre finanze o non sa cosa dice o, peggio ancora, in malafede.
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