Questa settimana si apre con la notizia che la Commissione Europea ha invitato l?Italia a correggere i conti. Non c?? da esserne felici, intanto perch? – nonostante le difficolt? che l?Europa incontra nella crescita – non pare affacciarsi un ripensamento sulle politiche dell?austerit?. Ci? accade nonostante la Presidenza italiana, che pure aveva annunciato altre intenzioni. Con questo, siamo di nuovo al rischio di una nuova manovra correttiva. E se accadesse sarebbe un problema perch?, come si ? visto, le manovre non colpiscono equamente i nostri concittadini. Al netto del fatto che questo rischio andrebbe evitato, Europa o non Europa, un dato per? resta: rispetto agli obiettivi e agli impegni che il governo aveva preso mancano 6 miliardi. Qualcuno ha sbagliato i conti o ha sbagliato le politiche. Credo che i conti siano in buona parte il prodotto delle politiche, tant?? che tutti i fondamentali segnano peggioramenti:1. Crescono la disoccupazione, a partire da quella giovanile, e la precariet?2. Diminuiscono i redditi da lavoro o da pensione3. Crescono tariffe e tassazione a livello locale4. Calano ancora i consumi5. Non c?? ripresa degli investimenti6. Aumenta pi? che in tutti gli altri paesi europei il numero dei super ricchi (+14%), segno di scelte poco eque7. Non c?? traccia di una lotta efficace all?evasione e al lavoro nero8. A queste inconfutabili verit? si ? opposto e imposto il Jobs ActTanto per non far capire bene di cosa si tratta, sul provvedimento ? stata messa la fiducia, dando una sostanziale delega in bianco all?Esecutivo che, di fronte ai problemi del Paese, manda il messaggio che in Italia sar? facile investire perch? diventa ancora pi? facile licenziare. Di nuovo, di fronte alla sfida competitiva, si oppone come nel passato l?abbassamento dei diritti, convinti che il lavoro povero far? di noi un paese ricco. Finch? non ci libereremo da questo postulato ideologico, il nostro non sar? mai un Paese normale. E? per un Paese normale che siamo costretti a scioperare.Come vedete, ci sono otto buone ragioni per farlo. Se vi sembrano poche, pensate anche a Roma, al verminaio di corruzione e di intrallazzi che sta emergendo e chiediamoci se non valga la pena il sacrificio di uno sciopero per smettere con tutto questo. Il 12 dicembre scioperiamo perch? siamo convinti che questo Paese pu? essere migliore. Questa idea non ci ha mai abbandonato ed ? importante si sia fatta strada anche in altre organizzazioni: difendendo l?autonomia del sindacato abbiamo dato una mano anche alla sua unit?. Non siamo n? rassegnati n? disillusi. Non siamo neppure chiusi in un rabbioso settarismo ma inclusivi e aperti alle ragioni dei pi? deboli. Il 12 dicembre sar? una nuova tappa di questo cammino: sempre dalla parte dei pi? deboli.
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