Sono otto gli emendamenti presentati dal governo in Commissione del Senato al decreto sul Lavoro fortemente voluto dal premier Matteo Renzi. Tra le principali novit rispetto al testo votato dalla Camera, la sanzione per lo sforamento del limite del 20 per cento ai contratti a termine passa dall’assuzione a tempo indeterminato a una multa che l’impresa dovr versare al fisco: negli emendamenti del governo, la sanzione pari al 20 per cento della retribuzione del lavoratore nel caso in cui lo sforamento riguardi un solo dipendente e al 50 per cento in tutti gli altri casi. Ma per la Cgil non si imboccata la strada giusta: l’Italia ha bisogno di azioni concrete per combattere la disoccupazione, non l’ennesima riforma del mercato del lavoro ma decidere come si investe. Si continua a scegliere la strada delle regole del mercato del lavoro, ma una ricetta che ha mostrato in questi anni di non funzionare: se non si rimette al centro il lavoro, si continuano a mettore cerotti ma non si cambia verso al Paese. ?Di questo decreto non c’era alcun bisogno?, dice Serena Sorrentino, segretario confederale della Cgil in una intervista al Quotidiano Nazionale (Il Giorno, il Resto del Carlino, la Nazione). ?Per combattere la disoccupazione ? risponde Sorrentino alla domanda di Lorenzo Sani ? abbiamo bisogno di far riprendere la domanda, quindi di politica industriale, non di nuove regole sul mercato del lavoro?. E ora ?il quadro che si prospetta decisamente peggiorativo. Avendo eliminato le penalizzazioni per le imprese e reso i contratti a termine ‘acausali’ si toglie la possibilit di contenzioso al lavoratore, cos come il fatto che nell’apprendistato non ci sia pi l’obbligo di una percentuale di conferma degli apprendisti, lascia la mano libera all’imprenditore?. ?In definitiva ? conclude Sorrentino – si allentano quei meccanismi che consentivano pure ai contratti precari la garanzia minima di essere stabilizzati, dopo un certo periodo di tempo?.Intanto il Piano giovani che avrebbe dovuto partire a gennaio e che invece stato rinviato a maggio, ancora in alto mare anche per i ritardi di 13 Regioni.
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