Questa ultima fase della vita politica di molti Paesi del nostro continente ? caratterizzata dalla crescita di movimenti populisti e prese di posizione antieuropee. Nello stesso tempo a Kiev la piazza sfida le autorit? per entrare in Europa. Il filo che unisce queste due pulsioni apparentemente contraddittorie ? un rigurgito di nazionalismi senza precedenti. Se ci? accade non lo possiamo per? addebitare solo a chi riesuma il ritorno alle antiche ?piccole patrie?. La crisi non solo ha trovato l?Europa impreparata, ma l?ha vista in campo con ricette e politiche sbagliate, caratterizzata da un rigore e da un continuismo monetarista e neoliberista, non con il cambiamento necessario.L?insuccesso di queste politiche non sta solo nei numeri dei fondamentali (Pil, debito, spread, eccetera), ma lo si trova in primo luogo nelle condizioni delle persone. Un ceto medio trascinato verso il basso ed i ceti pi? poveri verso il baratro. Il lavoro divenuto chimera per intere generazioni. Uno stato sociale sempre meno inclusivo con costi sempre pi? esclusivi. Occorre che qualcosa di significativo cambi. Certo le facce, ma non solo quelle, a noi servono fatti non discorsi e ci servono adesso. Per questo dopo lo sciopero generale torniamo sabato prossimo a manifestare. Perch? ? il nostro compito e perch? ? un bene per chi rappresentiamo e per il Paese . Non siamo n? antieuropei n? populisti, siamo quella parte che produce e che ha prodotto per una vita e ora vive di pensione. Siamo il popolo che paga le tasse e che adesso vuole che le cose giuste entrino finalmente ed efficacemente nella Legge di Stabilit? a partire da una migliore distribuzione del carico fiscale, da una seria azione per il rilancio dell?occupazione salvaguardando il lavoro che c??.E? una pretesa sacrosanta e un dovere democratico sostenerla. Il 14 dicembre se si vuole essere ascoltati bisogna esserci
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