La Regione Toscana presenta il nuovo piano dei rifiuti 2013-2020 con un sottotitolo ambizioso, ?pi? riciclo meno impianti?, e che racchiude al proprio interno tanti temi che comeCgil, in questi anni, abbiamo sempre sostenuto essere importanti e non rinviabili. Gli obiettivi sono racchiusi in 3 cifre fondamentali da raggiungere entro il 2020 : 70-20-10, cio? portare al 70% la raccolta differenziata, passando dall’attuale sistema di raccolta stradale alla raccolta domiciliare ?porta a porta?, prendendo a riferimento esempi virtuosi gi? presenti nella nostra regione.Per realizzare ci? bisogna riuscire a coinvolgere almeno il 75-80% degli abitanti, e questo prevederebbe anche un aumento del personale dipendente di 1200-1500 unit?; il 20% ? il recupero energetico dai rifiuti prodotti in Toscana, e il 10% ? il conferimento massimo previsto nelle discariche. Tutto parte da un assunto fondamentale che dal 2011 si sta delineando, che sembra procedere in tutta Europa di pari passo, e cio? che i rifiuti a causa, principalmente, di questa crisi strutturale e senza precedenti sono destinati nei prossimi anni a diminuire.Questa tendenza ? destinata ad aumentare ancora se useremo nuovi sistemi tariffari che si basino su un principio semplice ma efficace: ?Paghi ci? che produci?. Tares o Service tax ce lo permetteranno? Perch? pare semplice ma di difficile applicazione se le Leggi varate dal Governo non vanno in questa direzione.Altro dato importante ? che si prevede la riduzione degli impianti rispetto a quelli gi? previsti nei piani provinciali e interprovinciali; in particolare, i termovalorizzatori passeranno da 9 a 7 e le discariche da 12 a 5.Per la prima volta poi il piano regionale si occupa dei rifiuti speciali, di quelli urbani e della bonifica in un unico documento che ci auguriamo venga al pi? presto presentato al tavolo tecnico che ci vedr? protagonisti di una discussione non semplice, ma che affronteremo come sempre basandoci sui fatti concreti e non sulle utopie. Gli anni precedenti hanno visto l’attuazione della Legge 61, alla quale la CGIL aveva concretamente partecipato, impantanarsi da una parte per il complesso iter autorizzativo e, per quanto riguarda specificatamente i rifiuti, per le problematiche riguardanti la verifica del rispetto dei piani interprovinciali. Ato Costa ne rappresenta in negativo un esempio, la verifica dell’impiantistica presente, la sua operativit? e il suo futuro. I tanti comitati nati in ogni dove e sempre ?contro? non sono una risposta.Noi vogliamo discutere in maniera concreta di 4 materie fondamentali: 1) quantit? di investimenti che ogni progetto muove o muoveva; 2) da quanto tempo i progetti sono bloccati e perch?; 3) gli ostacoli che si sono frapposti e da chi; 4) dati occupazionali presenti e futuri.L’economia toscana deve confrontarsi con una realt? completamente nuova, che abbia presente come la green economy debba essere un motore trainante se vogliamo uscire dalla crisi e in questo il ciclo dei rifiuti deve rappresentare un’opportunit?. In questi anni troppi i ritardi e i continui rimandi, che spesso rischiano di creare situazione alle quali difficile riparare. L’Ilva ? l’esempio pi? drammatico sia per l’ambiente che per i lavoratori.Servono Piani concreti per un pi? attuale sviluppo sostenibile, attraverso programmazioni di lungo periodo che prevedano la partecipazione democratica nella formazione delle decisioni, altrimenti la nascita dei comitati e di conseguenza di conflitti, in presenza di opere che hanno un forte impatto ambientale, rischia di bloccare ogni tipo di iniziativa. Il fenomeno ?nimby?, che appena si parla di rifiuti ritorna prepotentemente alla ribalta, pu? essere combattuto attraverso una puntuale informazione preventiva e il coinvolgimento di tutti gli attori sociali presenti sul territorio. Ancora troppo spesso questi passaggi fondamentali sono completamente assenti. La Cgil ? pronta a dare il proprio contributo a questa nuova sfida.
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