Cesare Luporini affermava che la ferita inferta dall’uomo alla natura? poteva essere risolta solo dalla tecnologia e dalla scienza dell’uomo?. Il grande intellettuale toscano aggiungeva poi, e dal controllo democratico dello sviluppo?. Nel guardare le immagini della Concordia, mentre lentamente ritrovava il proprio asse di galleggiamento attraverso le manovre di rotazione messe in atto dal sapiente lavoro di uomini e macchine, appariva nitida l’immagine di quel pensiero lungimirante. Certo, questa operazione ? la prima tappa di una vicenda che deve vincere altre due sfide. Una, tenere in galleggiamento la nave per il tempo necessario ai lavori della sua messa in sicurezza. Due, trasferirla senza rischi di inabissamento nel porto pi? vicino, ovvero Piombino che si candida non solo a attrezzarsi per accoglierla, ma anche a smantellarla. Realizzando cosun’importante sinergia con il polo siderurgico che ne trarr? evidenti vantaggi competitivi, altrove impossibili. Queste sfide avranno di nuovo bisogno della tecnologia e della scienza dell’uomo?, ma intanto il mondo avr? visto che possiamo rialzarci anche da disastri come questo. Piuttosto dovremmo chiederci quali e quante sfide dobbiamo ingaggiare per uscire dai tanti disastri che l’uomo, con la sua arroganza e avidit?, ha compiuto. Penso a Taranto, e alle bonifichenecessarie l come nei tanti siti industriali inquinati sparsi nel bel paese, e alle cementificazioni selvagge. Ma penso anche ai disastri ambientali non contrastati da chi non ha voluto o saputo scegliere politiche industriali sostenibili per la gestione dei rifiuti, le energie rinnovabili, la mobilit? alternativa al trasporto su gomma.Siamo uno strano paese che vuole i treni ma non le rotaie, l’energia solare ma non i pannelli, che non vuole le biomasse ma ? indifferente al fatto che si brucino potature e cippato nei campi e nei boschi. Facciamo la raccolta differenziata dei rifiuti (poca) per spedire la plastica da noi selezionata in Austria che, dopo aver riscosso il servizio di smaltimento, ce la rivende come polimeroindustriale. Siamo un grande paese che di fronte all’eccezionale appuntamento di Milano Expo non pensa a quali idee, progetti, innovazioni sapremo presentare al mondo e alle nuove generazioni, maa quanti turisti potremo intercettare. Un paese nel quale il conflitto ? ormai confinatonell’opposizione ai cantieri delle poche cose che si sta cercando di fare, o nel difendere il poco lavoro che ? rimasto. Ma non riesce a mobilitarsi per sostenere le grandi cose nuove che dobbiamo realizzare se vogliamo tenere il passo con l’Europa. Eppure solo il sostegno e una sincera amicizia per l’innovazione e il sapere possono dare risposta al grande bisogno di lavoro di qualit? che c` ? nel paese. Solo un grande processo democratico pu? dare impulso a un piano di sviluppo al servizio dell’uomo e dell’ambiente. La vicenda della Concordia, nel suo dramma e nel suo riscatto, cidice che c’? un’Italia che prova a percorrere questa strada. Piace pensare che questa stradacominci in Toscana, perch? abbiamo la capacit? e l’ingegno per farlo con la creativit? e la passione democratica necessarie.*Pubblicato su ‘la Repubblica’ Toscana il 19.09.2013
60 2 minuti di lettura