CRISI: CONFESERCENTI-SWG, PER 15 MLN DI ITALIANI DURERA’ ALTRI 612 MESI

Quanto tempo ci vorra’ ancora per uscire dalla crisi? 612 mesi risponde il 31% degli italiani intervistati in un sondaggio Confesercenti-Swg, che corrisponde ad oltre 15 milioni della popolazione adulta. In particolare il 7% ritiene che per uscire dalla crisi si dovra’ soffrire ancora per sei mesi, il 24% un poco piu’ prudente, vede materializzarsi ripresa nella seconda meta’ dell’anno appena iniziato. Ma ci sono anche oltre 18 milioni di persone, vale a dire il 36%, che spostano la ripresa oltre il 2010. Uno su cinque teme che bisognera’ aspettare il 2011, mentre la pattuglia dei piu’ pessimisti che e’ l’11%, sposta la ripresa al 2012.Invece il giudizio sullo scenario economico generale per il 2010 del campione nel sondaggio Confesercenti-Swg appare piu’ fiducioso per le sorti del Paese. Anzi vanno meglio le prospettive economiche generali che quelle legate alla propria condizione personale o di famiglia sulla quale si e’ visibilmente piu’ incerti. Ecco allora che sale di otto punti – dal 14% del 2009 al 22% per il 2010 – il numero di coloro che intravedono un miglioramento in generale dell’economia e parallelamente scende di ben 14 punti la schiera di quelli che invece ritengono piu’ verosimile un peggioramento.Rilevante anche la quota di intervistati (il 44%) che ritengono la situazione economica del 2010 sostanzialmente stazionaria.Italiani piu’ cauti invece quando si tratta di parlare della loro condizione: in questo caso il miglioramento previsto scende leggermente dal 15% del 2009 al 13% per quest’anno, anche se cala in modo piu’ evidente la percentuale di chi paventa un peggioramento (dal 32% al 20%).Aumenta infine dal 53% al 67% la quota di pareri che immaginano un 2010 senza mutamenti significativi per quel che li riguarda.Quali allora le priorita’ per affrontare le difficolta’ economiche? Emerge a sorpresa, ma in modo senza dubbio assai significativo, al primo posto con un 33% di risposte, la richiesta di un sostegno da dare alle piccole imprese, anche per evitare il rischio di chiusure e perdite di posti di lavoro. Seguono gli aspetti fiscali: sono molti gli intervistati che sottolineano l’esigenza di diminuire la pressione del fisco specie per i ceti meno abbienti. Ma c’e’ anche un 10% che punterebbe su misure in grado dare piu’ servizi alle famiglie. Importante, per un altro 10%, viene considerata infine una azione a favore dell’Universita’, dell’innovazione e della ricerca. Sottolineata infine la positivita’ di decisioni in grado di ridurre gli interessi su prestiti e mutui (9%) e per accelerare gli investimenti in infrastrutture (6%).ASCA

Pulsante per tornare all'inizio