I tempi dell’elogio della mobilit e dell’esempio americano sono passati. Anche il ministro Tremonti torna a elogiare il posto fisso, al punto da individuarlo come la base della stabilit sociale. Il ministro dell’Economia ha espresso la sua tesi a Milano, al convegno promosso dalla Bpm sulla partecipazione dei lavoratori all’azionariato delle imprese. Al convegno erano presenti anche i segretari generali di Cgil, Cisl e Uil.Non credo – ha detto il ministro – che la mobilit sia di per s un valore. Per una struttura sociale come la nostra, il posto fisso la base su cui costruire una famiglia. La stabilit del lavoro alla base della stabilit sociale. A imporre forme di lavoro pi flessibili, secondo Tremonti, stata la globalizzaziopne che non ha trasformato il quantum di lavoro ma la qualit di lavoro, passato da fisso a mobile. Era inevitabile fare diversamente.Tremonti ha poi analizzato le diverse strutture di welfare elencando le criticit del modello statunitense: Un conto avere un posto di lavoro fisso o variabile in un contesto di welfare come quello europeo, un conto avere uno stipendio senza sanit e servizi. Negli Stati Uniti i fondi pensione dipendono da Wall Street, e se le cose vanno male ti ritrovi a mangiare kit kat in una roulotte e neghi la scuola ai tuoi figli.Caustico, sulle dichiarazioni di Tremonti, il segretario generale della Cgil, Guglielmo Epifani: Le farei commentare a confindustria, ha detto Epifani. Positivamente sorpresa la reazione di Luigi Angeletti, leader della Uil: Dalle cose che ha detto, come se fosse un nostro iscritto – ha commentatio Angeletti -: so se gli far piacere ma cos.Le parole di Tremonti sull’esigenza di avere posti di lavoro stabili – ha detto invece il segretario generale della Cisl, Raffaele Bonanni – sono sicuramente condivisibili. E’ un obiettivo che inseguiamo anche noi. Oggi il problema quello di superare l’idea distorta di flessibilit . Chi precario o flessibile deve essere pagato di pi e avere pi tutele e garanzie degli altri. Questo un punto su cui la Cisl insiste da tempo.Il ministro Tremonti ha parlato anche della Costituzione repubblicana, giudicandola ancora valida, ma non del tutto applicata.Secondo Tremonti, nella nascita della Costituzione c’era il confronto fra le tre diverse culture chiave che animavano lo spirito di quel tempo: quella cattolica, quella comunista e quella liberale e la sintesi di queste diverse visioni sta nell’articolo sulla propriet industriale. Quel passaggio – ha aggiunto il ministro – dove si dice che la Repubblica tutela, regola e disciplina il risparmio, identificando nell’industria del credito una realt che favorisce l’accesso alla propriet , all’azionariato popolare, ai grandi complessi produttivi del Paese, fondamentale.La Costituzione per – ha aggiunto Tremonti – non stata pienamente applicata, perch se uno la legge si rende conto che c’ un grande favore per la propriet , per l’azionariato popolare, per i titoli di propriet industriale e questa un po’ la sintesi del compromesso fra le varie ideologie. Quello che successo nella sua applicazione – ha proseguito Tremonti – stata un po’ una rotazione rispetto a quei principi. Se la Costituzione diceva questo, la sua applicazione e la legislazione hanno detto l’opposto. Si organizzato per un decennio un sistema che in qualche modo ha sfavorito i titoli di propriet e favorito quelli di debito. Giusto criterio per cui la grande propriet industriale doveva essere in qualche modo controllata dal sistema bancario. Credo che un ritorno alla Costituzione – ha concluso – possa portare a concrete e non poche remote riflessioni.ÿ DA REPUBBLICA.IT
19 2 minuti di lettura