FAMMONI (CGIL), DA ISTAT FOTOGRAFIA DI UN PAESE FERMO

La fotografia di un paese gia’ fermo per i problemi esistenti e su cui si e’ abbattuta la crisi finanziaria e produttiva dell’ultimo trimestre. Il segretario confederale della Cgil, con delega sul mercato del lavoro, Fulvio Fammoni, commenta cosi’ la rilevazione dell’Istat sulle forze lavoro per il terzo trimestre. Il drammatico stato dell’occupazione potrebbe far passare in secondo piano il rapporto dell’istituto statistico – aggiunge – ma una attenta valutazione dei dati dimostra un progressivo rallentamento gia’ in atto e, conseguentemente, gli evidenti errori delle scelte della Legge Finanziaria di luglio, come denunciato dalla Cgil.Rispetto ai trimestri precedenti, osserva il dirigente sindacale, la frenata occupazionale, nonostante le assunzioni di lavoratori stranieri, e’ evidente, tiene solo il terziario anche per la peculiarita’ del periodo estivo mentre a fine settembre non si rileva ancora il drastico taglio dei dipendenti a termine, ma anche in questo caso e’ significativo che il periodo estivo sia sostanzialmente piatto. La disoccupazione aumenta – continua Fammoni – riflettendo le caratteristiche che troveremo in accelerazione fortissima nell’ultima parte dell’anno: crescita di disoccupati nel nord e nel centro, inattivi nel Mezzogiorno. Cresce anche il tasso di disoccupazione dei lavoratori stranieri e dopo 10 anni cala l’occupazione maschile. Alla luce di questa valutazione emerge: La fotografia di un paese gia’ fermo per i problemi esistenti, su cui si e’ abbattuta la crisi finanziaria e produttiva dell’ultimo trimestre. Quanto al versante fiscale, degli investimenti e della tutela del lavoro, spiega ancora il segretario confederale Cgil, si sarebbe gia’ dovuto intervenire. Invece e’ ancora in corso la discussione su provvedimenti economicamente inadeguati e in gran parte sbagliati. Incurante della crisi, il governo continua a deregolare il lavoro e la lotta al sommerso. Infine, conclude Fammoni, un milione e mezzo di disoccupati, un tasso di inattivita’ che riguarda quindici milioni di persone fra 15 e 64 anni con una forte concentrazione nel mezzogiorno, che si conferma risentire prima degli effetti della stagnazione, a cui si aggiungera’ la valanga occupazionale di questi ultimi mesi richiederebbero fiducia, una politica espansiva e una tutela del lavoro che, al contrario, mancano. AGI

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