Violenza donna: Toscana, 5 femminicidi in 2019, 117 dal 2006. Nel lockdown +11% soprusi in famiglia

In Toscana, dal 2006 al 2019, si contano 117 femminicidi, prima causa di omicidio di donna, di cui il 74% sono vittime italiane. Nel 2019 sono cinque le donne uccise per motivi di genere, tre delle quali oltre i 70 anni: complessivamente quasi un terzo delle vittime è ultrasettantenne. I dati emergono dal dodicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana realizzato dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere. Il rapporto spiega che i femminicidi avvengono soprattutto all’interno di relazioni, presenti o concluse e si caratterizzano per la presenza di profili e situazioni socio economiche estremamente eterogenee. I 24 centri antiviolenza toscani hanno registrato dal 1 luglio 2010 al dicembre 2019 oltre 26mila richieste di aiuto da parte di donne. Dal 2015, in particolare, coloro che si sono rivolte a un centro antiviolenza per la prima volta sono aumentate passando da 2.440 a 3.606 nel 2019. Per quanto riguarda il Codice rosa, ovvero il percorso socio-sanitario riservato alle donne vittime di violenza, nel 2019 la Toscana ha registrato 1.645 accessi di persone adulte e 305 di minori. I maltrattamenti coprono la stragrande maggioranza della casistica (93,7%), gli abusi sessuali rappresentano il 4,4% del totale; residuale, ma raddoppiata rispetto al 2018, la quota di vittime di stalking (1,9%). Le persone assistite per abuso e maltrattamento dai consultori toscani nel 2019 sono 915 (+144 rispetto all’anno precedente), per un totale di 3.365 accessi. Le donne rappresentano oltre l’82% del totale. L’Osservatorio regionale sulla violenza di genere raccoglie anche i dati che riguardano i centri per uomini autori di violenze: nel 2019 sono 211 gli uomini che hanno effettuato l’accesso presso uno dei centri toscani. Un quinto degli uomini accede ai percorsi su base strettamente volontaria, mentre la quota di segnalazioni da un attore pubblico (carcere, tribunale, altro) cresce, passando dal 49 al 61,6%. (ANSA).

Violenza donne:Toscana;in lockdown più chiamate,meno denunce Dodicesimo rapporto osservatorio Toscana con dati Istat
Durante il primo lockdown i dati relativi ai Centri antiviolenza in Toscana hanno mostrato un calo di nuovi contatti, a cui ha corrisposto un calo delle denunce per maltrattamenti. Ad aumentare sono state, invece, le chiamate al 1522 (numero nazionale anti violenza e stalking) anche se, secondo i dati dei Centri, a queste non è corrisposto poi un aumento sensibile dei nuovi contatti. E’ quanto emerge dal dodicesimo rapporto sulla violenza di genere in Toscana, realizzato dall’Osservatorio regionale, che ha dedicato un focus ai primi mesi dell’emergenza Coronavirus. Tale quadro toscano, spiega il rapporto, è confermato anche da un’indagine nazionale fatta dall’Istat sulle chiamate al 1522: dal 1 al 22 marzo si registra un calo delle denunce per maltrattamento in famiglia del 43,6% (e dell’83,3% le denunce per omicidi femminili da parte del partner), ma dall’altro, considerando anche le prime settimane di aprile, un sensibile aumento delle chiamate (+73% sul 2019), verificatosi soprattutto dopo il 22 marzo. La quasi totalità delle chiamate si riferisce a casi di violenza in ambito domestico. Tornando alla Toscana, il numero di donne che si è rivolto a un centro antiviolenza nei primi cinque mesi del 2020 non si discosta di molto dall’anno precedente: 2.551 da gennaio a maggio 2019, 2.511 quelle del 2020. Il mese con il minor numero di donne che si sono rivolte ad un Centro antiviolenza è marzo, con 283 donne. Durante il periodo del lockdown, precisa il rapporto, nessun centro antiviolenza della Toscana ha interrotto i propri servizi e sono stati introdotti colloqui telefonici, videochiamate e l’uso di canali social. Per quanto riguarda le case rifugio, le donne ospitate nei primi cinque mesi del 2020 è leggermente inferiore a quello del 2019: si è passati da 35 a 30 donne accolte, di cui 10 nel mese di gennaio. (ANSA).

Codice Rosso, nel lockdown +11% soprusi in famiglia Dato emerge dal primo report presentato dal ministro Bonafede
Il sensibile aumento – dell’11% – dei procedimenti iscritti per maltrattamenti contro familiari e conviventi catalogabili come violenza di genere nel periodo 1° gennaio- 31 maggio 2020 rispetto allo stesso periodo del 2019, “trend che può essere imputato alle misure di contenimento da lockdown che hanno portato a situazioni di convivenza forzata”, è uno dei dati che emerge dal primo report del Ministero della Giustizia sul Codice Rosso. Il dossier è presentato in streaming dal Guardasigilli Alfonso Bonafede e all’evento partecipano anche il Premier Giuseppe Conte, la ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti.
In particolare, fra agosto 2019 e luglio 2020 si è infatti registrato un incremento del numero dei procedimenti iscritti per il reato di maltrattamenti contro familiari e conviventi, passato da 36.539 a 40.726 (+11%). È, viceversa, emersa una diminuzione per le altre fattispecie di reato inasprite dal Codcie Rosso, “addebitabile anche alle restrizioni di movimento e di relazioni sociali imposte dal lockdown: violenza sessuale -4%, corruzione di minorenne -10%, violenza sessuale di gruppo -17%, stalking -4%.” (ANSA).

Revenge porn, in un anno oltre 1000 inchieste
Sono oltre mille le indagini aperte in tutta Italia per il reato di revenge porn, introdotto dal Codice Rosso – pacchetto di misure introdotte dal Guardasigilli Alfonso Bonafede contro la violenza di genere – per punire la ‘Diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti’ (art 612 ter cp). Il dato è contenuto nel report realizzato dal ministro Bonafede a un anno dall’entrata in vigore dello stesso Codice Rosso e presentato in streaming con la partecipazione all’evento del premier Giuseppe Conte, della ministra per le pari opportunità e la famiglia Elena Bonetti, e di Valeria Valente presidente della Commissione di inchiesta sul femminicidio e sulla violenza di genere. (ANSA).

 

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