Violenza a operatori sanitari, ‘vittime al 70% donne’ Consulcesi, in 5 anni 11mila casi in totale

«Fermiamo la violenza contro le operatrici sanitarie donne. Non è accettabile che persone costrette a turni infiniti e sempre in prima linea, ora anche per gestire gli effetti del Coronavirus, si ritrovino a dover subire insulti, aggressioni verbali o fisiche o rischiare la loro vita mentre ne stanno salvando altre”. Lo afferma Massimo Tortorella, Presidente di Consulcesi, in occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Secondo i dati dell’ultimo rapporto Inail di ottobre 2020 su aggressioni lavorative nella sanità e assistenza sociale – sottolinea Consulcesi – a pagare le spese del fenomeno di attacchi nelle corsie ospedaliere sono soprattutto le donne che rappresentano il 72,4% dei soggetti colpiti rispetto ai colleghi uomini. “Negli ultimi 5 anni sono stati 11 mila gli episodi di aggressioni al personale sanitario, con una media di oltre 2 mila casi l’anno”, riferisce il network legale. Proprio per dare un sostegno ai medici e agli operatori sanitari Consulcesi, ha attivo da anni il Telefono Rosso per accogliere segnalazioni di aggressioni in corsia. “È nella nostra natura e nella nostra storia essere al fianco degli operatori sanitari – dice Tortorella – ed anche in questo delicato momento ci siamo: per supportarli, sostenerli e anche per promuovere iniziative tese a tutelarli con diffide, esposti e tutto quanto sia necessario affinché possano continuare ad essere in prima line”. Tortorella denuncia che la sicurezza dei medici e degli operatori sanitari è un tema ancora sottovalutato e sottostimato: “Se ne parla solo quando accade un fatto eclatante di cronaca ma gli operatori sanitari si sentono trascurati e non riescono a lavorare in sicurezza. Attraverso il nostro quotidiano contatto con gli operatori sanitari sappiamo che le aggressioni sono all’ordine del giorno ma purtroppo non vengono denunciate. E spesso anche sottovalutate perché molti hanno paura di esporsi per paura di ritorsioni personali e sul lavoro”. (ANSA).
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